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Ecco un nome a priori decisamente sconosciuto: Hind bint Al-Nu’man. Personaggio immaginario, eroina romantica, è la prima lesbica della letteratura araba medievale.

Girl power nel X secolo

Hind bint Al-Nu’man appare in un testo scritto alla fine del X secolo dell’era volgare, un trattato erotico intitolato “Enciclopedia dei piaceri”. Si tratta di una principessa, figlia dell’ultimo re lakhmide di Hira, un piccolo regno dell’Iraq, vassallo dell’impero sassanide.

L’autore di questo testo, Al-Katib, racconta la lunga e bella storia d’amore di Hind con Al-Zarqa, una ragazza originaria della penisola arabica centrale famosa per la sua bellezza e per i suoi doni magici. Quando Al-Zarqa muore, Hind porta il lutto, le fa costruire un monastero a cui dà il suo nome. “La sua lealtà è stata un esempio che i poeti hanno celebrato” nota Al-Katib. In seguito molti altri autori riprendono questa storia. E non solo insistono sul loro amore, ma anche sul fatto che sia più forte di quello che può esistere tra un uomo e una donna.

È assolutamente impossibile provare la storicità dell’aneddoto. Nella letteratura araba, l’era preislamica (Jahiliyya) è vista come un periodo di ignoranza e disordini, propizia alle imprese degli eroi: alle gesta guerriere del leggendario Antar corrispondono così gli amori saffici di Hind e Al-Zarqa.

Una storia dell’omosessualità (femminile)

A questo proposito, più che mai, attenzione alle letture superficiali. Le nozioni stesse di omosessualità ed eterosessualità sono concetti contemporanei che non possono essere davvero applicati ad altri tempi: non si può parlare in senso stretto di omosessualità nell’antica Roma o nel Medioevo. Ciò non ci impedisce di trovare, in ogni epoca, uomini che amano uomini e donne che amano donne. Ma, mentre gli uomini attraggono molta attenzione da parte delle autorità occidentali, le donne no.

medioevo islamico amori lesbici

“Dopo il bagno” di Jean-Léon Gérôme

Nell’Occidente medievale, non ci sono parole per descrivere due donne che si amano. “Lesbismo” e “saffismo” appaiono solo nel XIX secolo, quando si riscopre la poeta greca Saffo. Il termine più antico sarebbe “tribadismo”, attestato nel 1566, ma che per lungo tempo conserva un significato violento: il Dictionnaire de l’Académie del 1798 lo definisce ancora come “donna che abusa un’altra donna“.

Nel mondo arabo, invece, una parola c’è: è sihaq. La radice della parola significa “strofinare”: è quindi il rigoroso equivalente di tribadismo, derivato dal verbo greco τρίβειν. Le lesbiche sono quindi percepite prima di tutto attraverso una pratica sessuale.

Sahar Amer, storica americana specializzata in questo argomento, sottolinea che nella maggior parte dei testi arabi le lesbiche sono considerate da un punto di vista medico: sono lesbiche le donne che soffrono di prurito ai genitali, un prurito che solo le carezze di un’altra donna può lenire. Questa medicalizzazione dell’omosessualità durerà per moltissimo tempo e non è ancora del tutto scomparsa: ricordiamoci che solo nel 1990 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha rimosso l’omosessualità dalla sua lista delle malattie psichiche.

Una sottocultura lesbica nel X secolo?

Tuttavia questa percezione medica non è l’unica. Nel mondo musulmano del X secolo è evidente la presenza di molte storie simili a quelle di Hind, che raccontano il fedele e appassionato amore tra due donne. Un catalogo di libri scritto nel 995 riporta non meno di 12 testi su questo argomento.

Le lesbiche qui sono viste da un punto di vista romantico, ma anche erotico: diversi autori, dal X al XII secolo, descrivono vere e proprie “scuole di lesbismo” in cui le donne imparano a darsi piacere tra di loro. Gli autori descrivono accessori e posizioni (provate a indovinare cosa indica il “massaggio allo zafferano“…). Il successo di questi temi sottolinea che gli amori tra donne non solo sono accettati, ma anche ricercati dal pubblico erudito del tempo.

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“Il bagno turco” di Jean-Léon Gérôme

In poche parole, nella letteratura araba medievale, il lesbismo è visibile (anche se in una posizione decisamente meno rilevante rispetto alle relazioni eterosessuali). I giuristi lo additano come un peccato, è vero, ma non è un peccato molto grave: sicuramente molto al di sotto dell’adulterio e persino dell’omosessualità maschile (la stessa percezione si ha in Occidente).

Inoltre, è evidente che in quest’epoca c’è una grande fluidità delle pratiche sessuali e dei generi nel mondo musulmano. Scorrendo i testi, ci imbattiamo in donne travestite da paggi di corte, con i capelli corti e i baffi finti; in molte donne guerriere, più o meno mascherate; in una principessa di Cordova che passa senza difficoltà da un amante uomo a un’amante donna. Nelle “Mille e una notte” molte donne, tra cui Aluf e Zananir, prendono la parola per proclamare con orgoglio che non amano e non desiderano gli uomini, ma preferiscono le donne.

La principessa Budur, travestita da uomo, prende il posto di un principe e vive in coppia con la sua giovane moglie per diversi mesi, e anche in questo caso la storia insiste sull’amore tra le due donne e sui piaceri che si danno reciprocamente (per poi iniziare una bella storia poliamorosa quando il vero principe torna dal viaggio, ma è un’altra storia). Arrivate in Occidente, questi racconti nutrono le fantasie orientaliste sulla sensualità orientale, cristallizzate nell’harem .

Hind bint Al-Nu’man merita di essere conosciuta meglio. Anche se non fosse mai realmente esistita, resta il simbolo di un tempo che ha saputo – non senza ambiguità – promuovere una certa libertà sessuale, estesa fino alle relazioni omosessuali. Hind ci ricorda anche che tutto è fragile: oggi questi testi sono banditi nel mondo arabo. In Marocco, nella penisola arabica, in Egitto, le persone omosessuali vengono costantemente arrestate o aggredite.

Il Medioevo, purtroppo, non ha il primato dell’intolleranza.

Bibliografia
Sahar Amer, “Crossing Borders: Love Between Women in Medieval French and Arabic Literatures”, University of Pennsylvania Press 2008.
Sahar Amer, “Medieval Arab Lesbians and Lesbian-Like Women”, Journal of the History of Sexuality v. 18, n.2 (maggio 2009), pp. 215-236.
Francesca Canade Sautman e Pamela Sheingorn (a cura di), “Same Sex Love and Desire Among Women in the Middle Ages”, Palgrave Macmillan 2001.

Florian Besson per Actuel Moyen Âge
storico presso l’Università Paris-Sorbonne (Parigi IV)
traduzione di Pier Cesare Notaro
©2018 Actuel Moyen Âge – Il Grande Colibrì
foto: dominio pubblico

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