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In un’intervista rilasciata al quotidiano ultracattolico Nasz Dziennik, il presidente della Polonia, 13, ha auspicato l’approvazione nel paese di una legge sulla “propaganda gay” simile a quella in vigore in Russia dal 2013: “Questo tipo di propaganda non deve avere posto nelle scuole, ma dovrà essere combattuta in modo calmo e costante. Se mi venisse proposta una legge ben scritta in materia, non escluderei di poterla appoggiare“.

A scatenare la presa di posizione del presidente è stato il Tęczowy Piątek (Venerdì arcobaleno), un evento a favore delle tematiche LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersex e asessuali) che si è tenuto in più di 200 scuole polacche. La ministra dell’istruzione Anna Zalewska aveva minacciato i direttori degli istituti in questione che ci sarebbero state “conseguenze” se avessero permesso un evento del genere nei loro istituti, e ha chiesto ai genitori di comunicarle se questo tipo di manifestazioni sarebbero state organizzate.

Il potere ha paura

Ma più che la “propaganda verso i minori“, sembra, come è ovvio anche nel caso russo, che sia l’opposizione che la comunità LGBTQIA sta facendo al governo ultracattolico di Varsavia a provocare una simile repressione da parte dell’esecutivo.

Sono sempre più numerose le parate dei pride nel paese, soprattutto nelle grandi città, e, nonostante il clima di violenza che le circonda, stanno crescendo le comunità LGBTQIA locali. Intanto, per la maggior parte della popolazione giovane non è certo un problema vedere coppie formate da persone dello stesso sesso, anche se la costituzione dice che “il matrimonio è l’unione di un uomo e una donna“. Non sono poi da sottovalutare, per la classe dirigente al potere, personalità come Robert Briedon, sindaco della cittadina di Słupsk, dichiaratamente e apertamente omosessuale e ateo.

La legge russa

La legge russa “per lo scopo di proteggere i bambini dalle informazioni che promuovono la negazione dei valori tradizionali della famiglia” è stata votata l’11 giugno del 2013 dalla Duma senza voti contrari e con un solo astenuto e prevede sanzioni sia amministrative che penali per chi crea o distribuisce materiali che “suscitino interesse” nei minori per tali relazioni, facciano sì che i minori “formino predisposizioni sessuali non tradizionali” o anche soltanto presentino “idee distorte sull’eguale valore sociale delle relazioni sessuali tradizionali e non tradizionali“.

Nel giugno del 2017 la Corte Europea per i Diritti dell’Uomo ha bocciato la legge russa, decretando che “ha rinforzato la stigmatizzazione e i pregiudizi e incoraggiato l’omofobia“, azioni incompatibili con i valori di eguaglianza, pluralismo e tolleranza di una società democratica.

Al momento, l’unico paese dell’Unione Europea ad aver votato una legge ispirata a quella russa è la Lituania, in cui però la legge non prevede  pene per chi faccia effettivamente “propaganda gay”.

Alessandro Garzi
©2018 Il Grande Colibrì
foto:  Il Grande Colibrì

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