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Che cos’è la PReP?

La PReP (profilassi pre-esposizione) consiste nell’assunzione di pastiglie prese prima di un rapporto sessuale e/o di un comportamento a rischio per diminuire sensibilmente il rischio di contrarre l’HIV. La PReP è quindi usata da persone senza HIV per non contrarre l’HIV e non diventare HIV-positive. La PReP è composta dall’associazione (chiamata Truvada) in un’unica compressa di due medicinali: Tenofovir DF ed Emtricitabina.

La PReP, inoltre, è diversa dalla PEP (profilassi post-esposizione) che consiste nel prendere tre farmaci contro l’HIV subito dopo (entro poche ore) un episodio a rischio di infezione per evitare di contrarre il virus.

Via libera alla PReP?

La PReP è già largamente diffusa in molti paesi, soprattutto nel mondo anglosassone (negli Stati Uniti il via libera è stato dato nel 2012) e da agosto 2016 anche le autorità dell’Unione Europea (UE) hanno approvato il suo uso. Spetta ora ai singoli paesi implementarne l’utilizzo.

In Australia però iniziano già a sorgere i primi dubbi: un articolo di The Lancet HIV del 6 giugno, basato su uno studio condotto in questo paese, ha infatti evidenziato come il fatto di essere protetti dalla PreP abbia spinto sempre più persone a non utilizzare più il preservativo, esponendosi così notevolmente al rischio di contrarre altre malattie sessualmente trasmissibili (MST).

La compensazione del rischio

Il fenomeno della compensazione del rischio è lo stesso che ha spinto gli automobilisti a guidare in modo più spericolato negli anni immediatamente successivi all’introduzione dell’obbligo di indossare la cintura di sicurezza e che ora sembra spingere sempre più uomini omo- o bisessuali ad avere rapporti sessuali non protetti.

Difatti nelle città di Sydney e Melbourne (le due città australiane più popolose) fra gli uomini omo- o bisessuali sieronegativi che hanno dichiarato di avere rapporti anali con partner casuali la percentuale di chi usa la PReP è passata dal 2% del 2013 al 24% nel 2017, mentre quelli che usano il preservativo sono calati nello stesso lasso di tempo dal 46% al 31%, con un conseguente diffondersi in queste città di altre MST che la PReP non è in grado di prevenire, come la clamidia o la sifilide.

Nonostante ciò però il modello australiano sembra dare i suoi frutti e dal 2016 (ovvero da quando si è iniziato a pubblicizzare su larga scala la PReP) i nuovi casi di infezione da HIV sono progressivamente diminuiti.

Tuttavia Martin Holt dell’Università del Nuovo Galles del Sud si dice preoccupato per gli uomini omo- o bisessuali che non utilizzano la PReP, poiché per loro il rischio di contrarre l’HIV e trasmetterlo a partner di entrambi i sessi potrebbe aumentare dal momento che l’uso del profilattico sta ormai andando in disuso in Australia. Secondo il sociologo, inoltre, questi nuovi metodi di prevenzione sono una grossa sfida per le campagne di prevenzione, sia contro l’HIV che contro tutte le altre MST.

Il modello australiano

Dal 1° aprile 2018 la PReP è sovvenzionata dal governo australiano attraverso il Pharmaceutical Benefits Scheme (Regime di prestazioni farmaceutiche; PBS), con una riduzione notevole del suo costo: anche a soli 6,40 dollari australiani al mese (circa 4 euro) per i detentori di una concession card (agevolazioni economiche per la salute destinate ai cittadini meno abbienti e/o in condizioni di svantaggio socio-economico).

Le campagne mediatiche a favore del suo utilizzo, spesso sotto forma di brevi video-pubblicità online ma anche come cartelloni pubblicitari, erano però iniziate già anni prima e continuano tutt’ora, come ad esempio quelle di Emen8 o di EndingHIV.

La PReP in Italia

Il Belpaese invece sembra piuttosto ignorante per quanto riguarda la PReP: pochissimi sanno cosa sia e ancora meno ne fanno uso. Inoltre in Italia la PReP non è sovvenzionata dallo stato come in Australia o in Francia, per cui la maggior parte di chi ne fa uso se la fa spedire dall’estero. Il fatto che in Italia la PReP non si stia diffondendo potrebbe non essere qualcosa di totalmente negativo, perché ci darebbe più tempo per osservare e imparare dagli errori delle nazioni in cui la PReP è una realtà già da anni.

Il problema, però, è che questa titubanza sembra nascere non da un desiderio di procedere più cautamente, bensì da un generale disinteresse per quanto riguarda le MST, disinteresse immotivato visto che i dati ci dicono che in Italia avvengono quasi 4mila nuovi contagi all’anno, quindi praticamente uno ogni due ore. Sono inoltre in aumento quelli che avvengono tramite rapporto sessuale, che costituiscono l’85,6% dei contagi totali, dal momento che anche in Italia l’utilizzo del condom sembra in calo nei rapporti a rischio sia omo- che eterosessuali, nonostante da noi non ci sia ancora la PReP come alternativa al profilattico.

Giovanni Gottardo
©2018 Il Grande Colibrì
foto: NIAID (CC BY 2.0)

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One Comment

  • Raffaele Lelleri ha detto:

    Grazie per l’articolo, che tratta di un tema al centro dell’attenzione, in questo periodo, della comunità LGBTQI anche del nostro Paese.

    Segnalo che la realtà italiana è un po’ più variegata e ricca di quanto si potrebbe credere: sono infatti già almeno una 15ina i centri dove chi vuole prendere la PrEP può rivolgersi per ottenere la prescrizione e gli esami di controllo:
    http://www.prepinfo.it/chi-ti-segue/

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