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Proprio mentre la Romania si prepara al referendum che si svolgerà il 6 e 7 ottobre e che potrebbe sancire nella Costituzione che “il matrimonio è tra un uomo e una donna“, anziché tra “due sposi“, ieri la Corte costituzionale di Bucarest a sorpresa ha stabilito che, “sul lungo periodo“, bisognerà riconoscere alle coppie coppie omosessuali gli stessi diritti alla vita privata e familiare accordati a quelle eterosessuali. La sentenza conclude la lunga vicenda giudiziaria avviata dal rumeno Adrian Coman e da Clay Hamilton, il cittadino statunitense che ha sposato in Belgio qualche anno fa.

Il paragone con il nazismo

Questa novità rende ancora più complessa una discussione che sta incendiando il paese, come dimostra l’ingresso a gamba tesa del quotidiano România Liberă nella campagna elettorale. Con un discutibile senso del gusto, il giornale ha infatti messo in prima pagina un simil-ufficiale delle SS e il titolo “Nuovo ordine LGBTQ“.

Secondo i giornalisti Anghel Buturuga e Cătălin Sturza, la comunità LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersex e asessuali) vorrebbe “uguaglianza per tutti, tranne i cristiani“. “La cosiddetta giustizia degli attivisti di sinistra – aggiungono – ha creato un clima tossico attraverso abusi che vanno dalla perdita del posto di lavoro fino alle minacce, alle denunce e all’arresto“. Inoltre, la “persecuzione nei confronti delle persone religiose“, che secondo i due starebbe avvenendo negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, sarebbe parte della “crisi della democrazia illiberale progressista. No, non è un’esagerazione“.

E pensare che România Liberă è un autorevole quotidiano rumeno. Fu fondato nel 1877, il giorno dopo la dichiarazione di indipendenza del paese, ed è stato rifondato diverse volte, seguendo i vari periodi che hanno contraddistinto la storia rumena. Dopo il 1989 è stata una delle più importanti voci per la modernizzazione della Romania, per il suo avvicinamento alla UE e alla NATO e per le sue denunce che hanno fatto luce sulla dittatura comunista e sul ruolo della Securitate (la polizia segreta).

Kim Davis in campo

Una delle eroine del fronte omofobo in Romania, è Kim Davis. Davis, per chi non lo ricordasse, è l’impiegata di un ufficio pubblico nel Kentucky che è diventata un’icona dei gruppi ultrareligiosi quando, dopo la sentenza della Corte suprema del 27 giugno 2015 sulle nozze omosessuali, si è rifiutata di rilasciare, per motivi personali, un attestato di matrimonio a una coppia dello stesso sesso. Kim Davis sta facendo campagna per il divieto di matrimoni non eterosessuali, parlando in tutto il paese, e sta avendo contatti con i vertici della potente Chiesa ortodossa rumena.

Alessandro Garzi
con il contributo di Pier Cesare Notaro
©2018 Il Grande Colibrì
foto: Chrysostomos Galathris (CC0)

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