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Sono abituato a nascondermi, ma non potrò continuare a farlo in eterno”. Moustapha – nome di fantasia utilizzato per proteggerne l’incolumità e la privacy – ha 25 anni ed è originario di Dakar, la capitale del Senegal. Nel suo paese d’origine l’omosessualità è considerata un abominio, nonché un reato estremamente grave. In accordo con l’articolo 319 del codice penale senegalese, le persone accusate di atti “contro natura possono essere punite con la reclusione da uno a cinque anni di carcere.

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Ferite insanabili

Moustapha questo lo sa bene, come ha sempre saputo che quasi nessuno all’interno della sua famiglia e della sua società avrebbe mai accettato il suo orientamento sessuale. Per questo, spiega il giovane in una testimonianza raccolta da Le Monde, l’unica soluzione possibile era appunto restare nascosti. Nessuno doveva conoscere il suo segreto. Nessuno doveva sospettare che fosse gay. Ne andava della sua stessa sopravvivenza. Purtroppo per lui, un brutto giorno le cose hanno preso una piega decisamente spaventosa e sbagliata.

Stavamo festeggiando il compleanno di un amico, ma un vicino di casa ha detto agli abitanti del quartiere che nella casa dove ci trovavamo si stava celebrando un matrimonio tra due omosessuali”. Da lì in poi per il povero ragazzo è cominciato un calvario. “Hanno fatto irruzione armati di coltelli e bastoni, forzando la porta e devastando l’appartamento – ricorda Moustapha, che di quella terribile esperienza porta ancora addosso le cicatrici – Io sono stato picchiato con violenza e ferito a colpi di armi da taglio. Da quel giorno in avanti, tutti a casa mia hanno saputo che sono omosessuale”.

violenza pestaggio piedePunizione divina

Fatto salvo per la madre, nessuno dei familiari di Moustapha è mai riuscito ad accettare la situazione. In casa nessuno gli ha più rivolto la parola per giorni e giorni, nessuno voleva stargli accanto. A complicare ulteriormente la già difficilissima situazione è poi giunta anche l’epidemia causata dal nuovo coronavirus. “Un marabutto ha additato pubblicamente gli omosessuali come la causa scatenante della pandemia – sottolinea tristemente Moustapha – Quando l’hanno saputo, i miei familiari mi hanno imposto di andarmene di casa. Mio fratello e mia sorella maggiori mi hanno addirittura accusato di aver portato il COVID in Senegal: sono convinti che il virus sia la punizione divina per la mia omosessualità. Mio fratello ha anche minacciato di uccidermi”.

Raccolte poche cose in una piccola valigia, Moustapha se n’è quindi andato.  Le prime tre notti le ha trascorse sulla spiaggia deserta, dove è anche stato vittima di una brutale aggressione culminata con uno stupro di gruppo che, per timore delle possibili ripercussioni, il giovane ha preferito non denunciare. Attualmente il ragazzo vive da un amico che nulla sa del suo orientamento sessuale. La famiglia che lo ospita gli ha concesso una stanza e un letto in cui dormire, ma la maggior parte delle notti il ragazzo le trascorre accovacciato sul terrazzo.

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Delusioni e speranze

Ho paura che le persone che mi danno alloggio vengano a sapere come stanno realmente le cose” confessa Moustapha, che a causa della sua omosessualità ha anche perso il lavoro: “Mio fratello ha raccontato tutto al mio capo, e lui mi ha licenziato in tronco”. Ora come ora, la sua unica fonte di sussistenza è il poco cibo che di tanto in tanto riesce a inviargli la madre, l’unica persona della famiglia a cui il giovane si sente ancora profondamente legato.

È a lei che Moustapha ha pensato quando stava per porre fine alla sua vita con il suicidio. A lei e a Dio, che l’ha creato così e nelle cui mani sta il destino di questo ragazzo. “Sono fiero di me e della mia vita” conclude il giovane, che malgrado le mille peripezie che ha affrontato e tutt’ora affronta non si rassegna e in cuor suo spera di poter, un giorno, costruire la sua famiglia con l’uomo che lo vorrà amare. Un sogno indubbiamente bellissimo, che però va irrimediabilmente a scontrarsi con la triste realtà dei fatti. E con le parole di un presidente che non considera affatto pericolose e omofobe le durissime leggi che in Senegal criminalizzano gli omosessuali.

Nicole Zaramella
©2020 Il Grande Colibrì
immagini: elaborazioni da Pikist (CC0) / Il Grande Colibrì

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