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«O uomini! Temete Iddio, il quale vi creò da una persona sola. Ne creò la compagna e suscitò da quei due esseri uomini molti e donne» (Corano IV, 1)

Per comprendere da dove nasce lo stigma dell’omosessualità, nell’ambito della religione islamica, è necessario partire da un’analisi del Corano. Tutte le argomentazioni legate al binomio omosessualità – Islam trovano il loro incipit nella narrazione e spiegazione della storia del profeta Lot, al cui popolo è attribuita la pratica della sodomia, nonché il vocabolo arabo liwāṭ: sodomia.

Si potrebbe, in primo luogo, prendere in considerazione un elemento ulteriore: la concezione della sessualità, in generale, nel Corano. Il libro sacro dell’Islam fornisce una spiegazione dei rapporti sessuali molto precisa.
È necessario fare un preambolo sulla natura del testo coranico. Esso è più breve della Bibbia e non è costituito da diversi libri; rappresenta la raccolta delle rivelazioni mandate da Dio al profeta Muḥammad, in un arco di tempo di circa ventitré anni. È la parola di Dio, un’entità perfetta per i musulmani pii. Non è quindi un testo di logica, né un trattato razionale, bensì un’opera spirituale. Alcune delle rivelazioni possono avere forma contraddittoria e misteriosa, considerando che non sono poste nel testo in ordine cronologico, altre sono inequivocabilmente chiare.

Uno dei testi che meglio argomenta la presente questione è intitolato La sessualità nell’Islam, scritto dal sociologo tunisino Abdelawahab Bouhdiba. Lo studioso pone l’attenzione sull’esistenza, all’interno del Corano, di un certo binarismo, che investe tutte la sfera dell’esistenza, sessualità compresa. Quello che emerge dal testo sacro è una visione del mondo fondata su relazioni dicotomiche, l’opposizione di contrari e l’alternarsi di opposti caratterizza il divenire di tutte le cose. All’interno di questo preciso ordine cosmico l’amore e le relazioni sessuali ricoprono un ruolo centrale, in quanto la procreazione è concepita come rinnovamento della creazione. L’amore è quindi l’emulazione della creazione divina e la genesi della vita stessa appare racchiusa nella copulazione e nell’amore fisico.
La concezione che emerge dei rapporti sessuali è di complementarietà, quindi di rigido binarismo tra i due sessi, in quanto solo una relazione tra sessi opposti garantisce la creazione. Il Corano non predica l’astinenza dal sesso ma presuppone una sessualità costruita tra uomo e donna.

Inoltre, la visione coranica dell’amore fisico è una rappresentazione dell’ordine comunitario. La biologia delle relazioni rispecchia l’ordine sociale, creando così un passaggio dal personale al collettivo. La relazione sessuale ha, in un certo senso, una valenza collettiva, una modalità di relazione tra uomo e donna. A questa visione della sessualità è legata la nascita dell’istituzione su cui la vita comunitaria si basa: la famiglia. Sempre seguendo la tesi di Bouhdiba, l’aspetto collettivo della sessualità non implica l’uguaglianza dei ruoli e degli status. Infatti, dal punto di vista cronologico, la donna è seconda all’uomo e trova in lui la sua finalità:

«Dio ci ha creati da una persona unica da cui ha tratto una compagna». (Corano XLIX, 13)

Un versetto analogo è il 34 della Sūra delle donne, la quarta nel testo coranico, da cui emerge che vita coniugale e sessualità sono pensate come gerarchizzate; d’altro canto però viene sottolineata, da Bouhdiba, l’importanza della reciprocità nelle relazioni, in quanto anche l’uomo si realizza attraverso l’elemento femminile e questa concezione è pienamente espressa nell’istituzione del matrimonio.

La sessualità nel Corano e lo stigma dell'omosessualità

Una volta espressa quella che è la concezione della sessualità nel Corano si potrebbe cercare di comprendere il motivo per cui l’omosessualità è divenuta uno stigma. Infatti, l’omosessualità si pone in contrappunto con questo tipo di concezione della sessualità. La mancata complementarietà tra i sessi, la mancanza di procreazione, crea un punto di rottura. Molte volte si è sentito parlare di omosessualità come “contro natura”, in questo caso quello che è considerato come “natura” è il vincolo al comandamento divino. Bouhdiba afferma infatti:

«La comprensione della sessualità non muoverà dalle esigenze avvertite dall’individuo nella comunità, bensì dalla volontà di Dio nella forma rivelata nel Libro sacro».

Se il cosmico, lo psicologico e il sociale si fondano sull’unione tra due i due sessi opposti, l’omosessualità scardina questo tipo di ordine cosmico dicotomico. È, infatti, radicata nelle argomentazioni dogmatiche dell’Islam e non solo, anche in discorsi più propriamente politici, dal forte carattere omofobo, l’idea che tutto ciò che non è compreso nella sfera dell’eterosessualità va ad infrangere questo determinato ordine naturale, minando, in primo luogo, un comandamento divino.

Ulteriore aggravante è costituito dalla mancanza di procreazione, che porta a minare l’istituzione della famiglia, fondamento della comunità. Questo tipo di concezione, emerge chiaramente dagli scritti di svariati commentatori coranici. Ad esempio, Al-Rāzī nel suo commento alla Sūra della formica presenta una serie di questioni che chiarirebbero il motivo per cui l’omosessualità è peccato. Tra queste spicca la necessità di preservare il genere umano, quindi la riproduzione, una caratteristica propria dell’interazione tra sessi opposti. Inoltre, se la caratteristica del genere femminile è la passività, mentre quella del genere maschile è l’attività, la sodomia capovolge questa concezione della gerarchia tra i sessi.

Un’ulteriore problematica legata all’omosessualità è messa in evidenza nei commentari coranici di Rašīd Riḍā. Secondo il suo punto di vista, che rappresenta una visione dogmatica dell’Islam e del Corano, la sessualità tra uomo e donna non nasce unicamente dalla concupiscenza, dal desiderio, come nel caso dell’omosessualità, ma proprio dalla volontà di mantenere la specie umana tramite la procreazione, intesa come mezzo che distingue l’uomo, dotato di intelletto, dall’animale, che agisce per istinto. È quindi sull’idea di rigido binarismo e di complementarietà tra i sessi che trovano una base d’appoggio le svariate argomentazioni omofobe, conducendo direttamente alla negazione dei diritti della comunità LGBTQ+ tutta.

In ultima istanza, è necessario porre l’attenzione su un’importante svolta contemporanea: è proprio sull’idea di ridefinire questo concetto di natura e normalità che si basano le argomentazioni di studiosi e interpreti coranici definiti “progressisti”. Ovvero, coloro che, ad oggi, propongono una visione di conciliazione tra l’omosessualità e la religione islamica.

 

Elettra Maria Nicoletti (fb|ig)
©2022 Il Grande Colibrì

 

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