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In inglese vengono definiti “hate crimes” (crimini d’odio) e comprendono, come sintetizza uno studio legale, “tutte quelle offese e violenze commesse nei confronti di altre persone per motivi legati alla razza, all’etnia, alla religione, all’orientamento sessuale, all’identità di genere o a particolari condizioni fisiche o psichiche“.

Negli Stati Uniti questo tipo di reati è punito molto severamente sia a livello statale che federale, con pene che vanno da 1 a 10 anni di carcere fino all’ergastolo e alla pena di morte. La durezza delle sanzioni non riesce comunque a impedire il verificarsi di questi crimini, che sembrano anzi in costante crescita. A un anno di distanza dal precedente rapporto, l’FBI torna a lanciare l’allarme e sottolinea il preoccupante aumento delle vittime di hate crimes.

Una crescita allarmante

Secondo i dati raccolti, nel 2017 sono stati registrati 7.175 reati di odio contro i 6.121 dell’anno precedente. Questo significa che in appena 12 mesi gli hate crimes hanno subito un’impennata del 17%. Ed è il terzo anno consecutivo che si registra un aumento del numero di crimini d’odio negli Stati Uniti. Stando al rapporto diffuso dall’FBI, il 59,6% delle violenze riguarda dei cittadini vittime di violenze su base razziale o etnica, mentre in un caso su 5 a essere presa di mira è stata la religione. Le denunce di violenza ai danni di appartenenti alla comunità LGBT (lesbiche, gay, bisessuali e e trans) rappresentano il 17,4%.

hate crimes stati uniti

Per quanto riguarda i crimini d’odio su base religiosa, l’FBI riferisce inoltre che si sono registrate 1.679 aggressioni. Di questi, il 58,1% riguarda gli ebrei e il 18,7% i musulmani, seppure i reati contro questi ultimi risultano in leggera diminuzione (secondo Washington, quest’ultimo dato sarebbe collegato a una fase storica in cui il tema terrorismo è meno presente nella retorica delle destre estreme).

Al contempo, l’aumento dei crimini dell’odio ai danni degli ebrei è un segnale estremamente preoccupante “perché segnala una matrice di razzismo ideologico“. In sostanza, a essere presi di mira sono degli americani comuni, persone perfettamente integrate nella società che professano semplicemente una fede diversa.

Perché sta succedendo?

Non è facile offrire una risposta a una domanda così complessa. Le cause che favoriscono lo sviluppo di ideologie estremiste alla base dei crimini dell’odio sono infatti molteplici e sarebbe impossibile analizzarle tutte. Possiamo però soffermarci su alcune di esse, cercando di sviluppare un quadro il più possibile chiaro e preciso.

Secondo lo psicanalista Sarantis Thanopulos, i crimini d’odio sono strettamente collegati con il bisogno della comunità di sentirsi unita e maggioritaria: “Sentirsi dalla parte dei più agisce come una legittimazione dell’aggressività nei confronti dei diversi (sul piano del colore della pelle, della religione, dei costumi, delle preferenze sessuali) e dei marginali“.

Non a caso, annota ancora lo studioso, negli Stati Uniti gli hate crimes hanno subito un’impennata subito dopo l’elezione di Donald Trump, mentre in Inghilterra si è registrato un fenomeno analogo subito dopo il referendum sulla Brexit. Due vittorie che hanno in un certo senso sdoganato la retorica nazionalista e xenofoba che già covava sotto la cenere.

Il Southern Poverty Law Center, un’organizzazione statunitense senza fini di lucro che si occupa di monitorare i gruppi razzisti, di recente ha sottolineato che la vittoria di Trump è stata possibile anche grazie all’appoggio di esponenti dell’estrema destra razzista.

Non solo, la “grande” abilità dell’attuale presidente degli USA è stata quella di sfruttare a proprio vantaggio la paura dei suoi elettori, terrorizzati all’idea di perdere i propri privilegi e la propria identità. Cavalcando l’onda della sicurezza nazionale e del rispetto estremo per le origini nazionali, Trump e i suoi fedelissimi sono riusciti a (con)vincere migliaia di elettori, che si sono compattati attorno alla figura del presidente forte e difensore dei “veri” valori americani.

Purtroppo, il senso di appartenenza a un determinato gruppo scatena inevitabilmente l’aggressività nei confronti di chi non ne fa parte e non di rado spinge ad azioni apertamente violente.

Nicole Zaramella
©2018 Il Grande Colibrì
foto: Il Grande Colibrì

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