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Ho detto al giudice che non ho infranto nessuna legge: non ho fatto del male a nessuno. Questa è la mia vita privata e non dovrebbe interessare nessun altroracconta Ahmed, che sta vivendo un calvario giudiziario dall’agosto dell’anno scorso. Aveva solo 17 anni quando la sua stessa famiglia lo ha denunciato come omosessuale alla polizia. Da allora ha subito arresti, umiliazioni, test anali, terapie riparative.

120 arresti in 10 mesi

La storia di Ahmed, purtroppo, non è affatto un’eccezione in Tunisia: nel paese nordafricano, solamente nei primi 10 mesi del 2018, quasi 120 persone sono state arrestate per omosessualità e oscenità. Lo denuncia il professore di diritto pubblico Wahid Ferchichi, presidente dell’Association tunisienne de Défense des Libertés Individuelles (Associazione tunisina di difesa delle libertà individuali; ADLI).

La maggior parte degli arresti avviene nei bar, nelle discoteche o davanti ai licei: la polizia sceglie i sospetti omosessuali in base a come si vestono, a come si pettinano, a come gesticolano. Oppure entrano nelle case, senza mandato del giudice, in base a denunce più o meno anonime. Ma sotto accusa finiscono persino gli uomini che si rivolgono alla polizia per denunciare di aver subito uno stupro.

Dopo l’arresto la polizia compie tutta una serie di azioni vietate dalla legge, ma che non vengono punite: esamina foto e chat sui cellulari dei sospetti, li costringe a subire un test anale, gli impedisce di contattare un avvocato. Spesso le cose vanno persino peggio: come ha raccontato ancora recentemente Human Rights Watch, non sono affatto rari gli episodi di pestaggi, di torture, di confessioni forzate, anche di violenze sessuali, con penetrazioni anali praticate con bastoni e manganelli.

Omofobia incostituzionale

Nonostante tutto, non mancano i segnali di speranza. Gli attivisti LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, transgender, queer, intersessuali e asessuali) hanno dalla loro parte un’alleata molto importante, anche se per ora poco efficace: la costituzione. La carta fondamentale approvata dopo la rivoluzione riconosce l’uguaglianza di tutti i cittadini, protegge il diritto alla privacy e l’inviolabilità del domicilio, condanna l’uso della tortura fisica e psicologica.

È evidente l’incostituzionalità tanto del comportamento della polizia quanto delle norme stesse che criminalizzano l’omosessualità: il movimento arcobaleno lotta perché questa evidenza sia riconosciuta e cessino le pratiche della dittatura che vanno avanti per inerzia.

Eppur si muove…

D’altra parte, anche negli ultimissimi mesi la Tunisia ha fatto grandi passi avanti per i diritti e contro le discriminazioni, approvando a ottobre una delle leggi più avanzate al mondo sul razzismo e proponendo a novembre il riconoscimento della completa parità tra uomini e donne nel diritto all’eredità, per la prima volta in un paese arabo. E il dibattito sulla decriminalizzazione dell’omosessualità va avanti, con sorprendenti nuovi alleati.

Un altro segnale incoraggiante è che proprio oggi esce in varie sale cinematografiche tunisine “Subutex” (nome commerciale della buprenorfina, una molecola per curare la dipendenza da oppiacei), il durissimo film di Nasreddine Shili che racconta l’amore romantico e violento tra due ragazzi, Rzouga e Fanta, che occupano un vecchio hammam. La pellicola rilancerà sicuramente il dibattito sulle diversità sessuali e sull’uso delle droghe, un tema ancora più tabù.

Pier Cesare Notaro
©2018 Il Grande Colibrì
foto: fotogramma da Sutubex

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