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Secondo un rapporto pubblicato dal giornale Sex Education, gli insegnanti LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersex e asessuali) che lavoravano mentre era in vigore la Section 28 avrebbero ancora paura di questa infausta legge omofoba rimasta in vigore in Inghilterra e in Galles dal 1986 al 2003 (in Scozia è stata abrogata nel 2000).

La Section 28, nota anche come Clause 28, era una norma che vietava alle autorità locali di “promuovere intenzionalmente l’omosessualità o pubblicare materiale con l’intenzione di promuovere l’omosessualità” e di “promuovere, in qualsiasi scuola finanziata dallo Stato, l’insegnamento dell’accettabilità dell’omosessualità come presunta relazione familiare“.

Eredità di paura

La paura verso quella legge era tale che, anche adesso, solo il 20% degli insegnanti LGBTQIA che lavoravano mentre era in vigore si sono dichiarati con i propri colleghi, contro l’88% di coloro che hanno iniziato la propria carriera dopo il 2003. E, mentre il 40% del primo gruppo vede il suo appartenere a una minoranza sessuale come incompatibile con il proprio ruolo di insegnante, nel secondo gruppo questa percentuale scende al 13%.

Certe volte – dice un insegnante – mentre sto parlando ai ragazzi, mi interrompo a metà della frase, giusto per controllare se quello che sto per dire non possa, in qualche modo, rivelare troppo di me di fronte agli studenti”.

La dottoressa Catherine Lee dell’Anglia Ruskin University, che ha condotto lo studio, ha notato che gli insegnanti che lavoravano in quel periodo fossero più a disagio degli altri con la propria identità: “Nonostante ci siano stati notevoli passi avanti nella protezione degli insegnanti LGBT da quando è stata abrogata la Section 28, è chiaro che sono ancora molti gli insegnanti che si portano ancora dietro i segni delle esperienze passate durante quel periodo. Quella legge non era certamente l’unica cosa che rendeva la vita difficile a una persona LGBT negli anni ‘80 e ‘90, ma ha contribuito a lasciare un’eredità fatta di autocensure e di una gestione complessa della propria identità che continua a dare i suoi segni anche 15 anni dopo l’abrogazione di quella legge”.

Alessandro Garzi
©2019 Il Grande Colibrì
foto: elaborazione da Max Pixel (CC0)

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