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Sono passati ormai dieci anni dalla morte di Yehya Saade e ho pensato che un omaggio alla sua memoria fosse doveroso. Yehya Antoun Saade (1975-2010) è stato tra i pionieri che agli inizi degli anni 2000 hanno cominciato a introdurre elementi di cultura queer e critica sociale all’interno della cultura pop libanese e, per esteso, mediorientale. Yehya comincia a farsi notare come collaboratore della regista Nadine Labaki, con la quale condivide un certo gusto per l’estetica vintage. Assieme firmano quello che è tuttora uno dei video più iconici della cantante Nancy Ajram: “Akhasmak Ah” (Mi fai arrabbiare).

La forza delle immagini

Mentre la carriera di Nadine evolve verso la cinematografia con un certo successo, anche internazionale, Yehya Saade rimane legato al mondo della musica: con una stretta cerchia di amici fonda la sua società di produzione che crea e trasforma l’immagine di molte dive, tra le quali Haifa Wehbe, Nawal El Zoghbi, Myriam Fares… I video targati Over Beirut sono sempre ricchi di dettagli, coloratissimi e spesso origine di polemiche e censure fin dagli esordi. Pietra miliare in questo senso è il video per la canzone del 2006 “Baya3 El Ward” (Il venditore di rose) della cantante e modella Amal Hijazi, dove il regista trasforma la sua musa in ragazzaccio.

Paradossalmente la polemica qui non nasce dal décolleté generosamente esibito o dal fatto che Amal passa gran parte della canzone fumando alla guida di un’automobile, ma dalle immagini promozionali nelle quali la donna indossava una canotta col marchio di un noto negozio leather olandese. Per questo i manifesti sono stati rimossi (tenete conto che i manifesti che pubblicizzano singoli e album in città come Beirut o Il Cairo hanno una diffusione dieci volte maggiore rispetto all’Italia) e sostituiti con rielaborazioni grafiche che non rendevano giustizia all’immagine originale. Questi avvenimenti non affossano la carriera di Yehya, anzi sono una sorta di propulsore.

Tra messaggi e silenzi

Grazie a dive di primo piano il regista riesce a diffondere i suoi messaggi attraverso i moltissimi canali musicali via satellite: si va dalla critica alla società consumistica con “Ebn El Halal” (Bravo ragazzo) di Haifa Wehbe alla denuncia del ruolo subalterno della donna con tanto di riferimenti ai Vangeli in “Jirh Ghiyabak” (Le ferite della tua assenza) di Karol Sakr, ma gli è cara anche la questione ambientale, che racconta nel video di “Mona Einah” (Il suo sogno più prezioso) di Nawal Al Zoghbi, che non ha purtroppo smesso di essere attuale.

Tanto provocatori erano i suoi video quanto la sua vita privata è rimasta un mistero: nel Libano di dieci anni fa il “si fa ma non si dice” regnava allo stesso modo che in tutti gli altri paesi arabi. Yehya Saade ha cambiato per sempre il modo di fare video musicali innanzitutto firmando i suoi lavori (prima i registi di video musicali non lo facevano) e portandoci nei suoi mondi immaginari nei quali la minoranza queer cominciava finalmente a prendere coscienza di sé.

Nuove rappresentazioni

Yehya Saade non ha ispirato solamente collaboratori e colleghi col suo lavoro ma moltissime persone che più avanti si sarebbero occupate di arte e cultura. Tra tanti, ho raccolto la testimonianza del mio amico Imad Gebrayel, insegnante di design e ricercatore in etnografia specializzato in rappresentazione identitaria e memoria post-coloniale. Ecco la sua testimonianza:

Yehya Saade ha avuto un ruolo cruciale per la mia formazione visuale quando ero uno studente di design. Il suo lavoro ha contribuito a formare la mia comprensione del potenziale con cui le arti visive rappresentano cause, sofferenze e minoranze. Yehya ha reso possibile la visibilità e la rappresentazione di diverse esperienze, ha dato la possibilità a indizi visivi di trascendere un video musicale per diventare parte intrinseca della memoria collettiva contemporanea dei giovani creativi dell’area mediorientale. Sono entrato in sintonia con Yehya senza conoscerlo personalmente, ho notato i suoi suggerimenti, interagito con i suoi messaggi e mi sono sentito rappresentato“.

BouKerch
©2020 Il Grande Colibrì
immagine: elaborazione da una foto di Yehya Saade

One Comment

  • Joe ha detto:

    Grazie di aver menzionato Yehya. Stavo guardando oggi un’episodio su TV libanese che menzionava 100 progetti musicali libanesi dall’independanza ad oggi commemorando cento anni del creazione dello stato libanese. Ed hanno messo segmento speciale parlando di Yehya. Peccato come muorò.

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