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Ci sono storie che non si possono raccontare. Alcune storie non dovrebbero proprio esistere, probabilmente. O almeno così la pensano in molti, quale che sia il luogo o il momento in cui ci troviamo. E così devono pensarla al ministero dell’istruzione israeliano quando, con una mossa furtiva, hanno escluso dalla lista dei libri per il curriculum delle scuole superiori il libro “Gader Haya” di Dorit Rabinyan [Am Oved], che racconta una storia d’amore tra una donna israeliana e un uomo palestinese. L’operazione sembrava essere riuscita finché il quotidiano Haaretz non l’ha divulgata. Il libro è stato rimosso, nonostante il parere di una commissione di docenti universitari e professionisti dell’educazione, per “preservare l’identità e il patrimonio degli studenti di tutti i settori”, ma anche perché “potrebbe incitare all’odio e provocare tempeste emotive” [The Jerusalem Post].

L’AMORE SUPERA CENSURE E CONFINI?

Il primo risultato di questa decisione – dovuta al fatto, si affrettano a correggere dal ministero cercando di riparare la figuraccia iniziale con una ancora peggiore, che la storia è troppo “bollente” – è che le vendite sono andate alle stelle e il libro sarà ristampato perché ormai esaurito, mentre sta per uscire l’edizione in inglese, intitolata “Borderlife” [Jewish Week]. Il secondo, è che il dibattito su quella che viene considerata una censura e sul divieto di poter parlare di un rapporto normale tra israeliani e palestinesi è finito al centro del dibattito, nonostante i fatti di sangue degli ultimi mesi che sembravano aver messo in seria difficoltà la strategia delle “colombe” in Israele.

E sebbene il ministero abbia fatto una parziale retromarcia, quando il parlamentare Ya’acov Margi, presidente del Comitato per la cultura, l’istruzione e lo sport, ha chiarito che sarà ancora possibile inserire il testo nel proprio curriculum nella sezione a scelta degli studenti e che ci sono altri libri nella sezione ministeriale che affrontano il tema dei rapporti tra i due popoli [The Jerusalem Post], l’indignazione non si è spenta.

E anche se la mossa del ministero ha naturalmente trovato i suoi fan, che in genere non hanno letto il libro come onestamente confessa il rabbino Pini Dunner, guida spirituale anziana della sinagoga di Beverly Hills che difende l’idea di preservare l’identità ebraica [The Algemeiner], molti commenti sono stati decisamente critici, come l’intervento della notista politica Sima Kadmon, che ha accusato di bigottismo la scelta del ministero, arrivando a paragonarla alle leggi razziali [Yedioth Ahronoth].

LA RIVOLUZIONE LABBRA CONTRO LABBRA

TimeOut TelAviv, invece, ha realizzato uno splendido filmato con palestinesi e israeliani, uomini e donne, eterosessuali e omosessuali, amici e sconosciuti, che si baciano davanti alle telecamere per testimoniare che molti, dalle due parti della barricata, rifiutano di essere nemici. “Continueremo a credere che le persone sono innanzitutto esseri umani, che questo viene prima della religione o della nazionalità che si è scelta personalmente o che è stata scelta dai propri antenati” hanno scritto i redattori di TimeOut, spiegando che “essere umani è rivoluzionario” e costruendo il loro filmato con scritte in ebraico, arabo e inglese [The Jerusalem Post].

Su questo video si è però creato un altro scandalo, grazie a Facebook che lo ha rimosso, riammettendolo dopo le proteste di numerosi organi di stampa come il Guardian o il Washington Post senza spiegare le ragioni dell’iniziale rimozione e, anzi, negando che essa sia stata operata dallo staff del social network. Il video già nei primi minuti aveva raccolto decine di migliaia di visualizzazioni e condivisioni, ma era poi scomparso finché l’indignazione popolare e la pressione mediatica hanno fatto sì che tornasse visibile, anche se – come spesso accade – Facebook non ha saputo motivare la sua censura [i24 News].

Michele
©2015 Il Grande Colibrì

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