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Se avete letto i titoli sulla legalizzazione delle nozze gay a Taiwan, magari avete l’impressione che questa sia stata la prima volta in cui l’Asia abbia avuto esperienza del matrimonio egualitario. In questo caso vi sbagliate. Se Taiwan è la prima giurisdizione in Asia a legalizzare la forma moderna di matrimonio tra persone dello stesso sesso, questo tipo di unioni sono state riconosciute in forme diverse per centinaia di anni in tutto il continente.

“La nuova Sodoma”

L’Asia magari non gode di una grande reputazione nella comunità LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersex e asessuali), ma ha una ricca storia di accettazione della diversità sessuale e di genere, una storia che è stata per gran parte dimenticata.

Quando gli europei hanno incontrato la società cinese per la prima volta, ne hanno lodato molti aspetti, dall’efficienza del suo governo agli stili di vita raffinati delle classi superiori, ma sono rimasti scandalizzati dal “vizio abominevole della sodomia“. Un frate domenicano portoghese, Gaspar da Cruz (1520-1570), ha scritto addirittura un pamphlet apocalittico che raffigurava la Cina come una nuova Sodoma afflitta da terremoti, inondazioni e altri disastri naturali causati dalla sua accettazione di quel “sudicio abominio per il quale sono così inclini al peccato terribile del vizio contro natura“, vale a dire la “sodomia”.

La cerimonia nuziale

Soprattutto la Cina meridionale era nota per la diffusa accettazione delle relazioni omosessuali. Shen Defu (1578-1642), uno scrittore cinese vissuto durante la dinastia Ming, ha scritto che era comune per gli uomini di tutte le classi sociali della provincia del Fujian avere degli amanti maschi. Se la maggior parte degli uomini avevano questi amanti e allo stesso tempo erano rispettabilmente sposati con una donna, altri avevano relazioni omosessuali quasi-matrimoniali: l’uomo più anziano era considerato fratello maggiore adottivo (qixiong) e quello più giovane fratello minore adottivo (qidi).

Bret Hinsch, professore di storia a Taiwan, descrive la cerimonia basandosi sul racconto di un drammaturgo cinese, Li Yu (1610-1680): “Due uomini sacrificavano una carpa, un gallo e un’anatra. Poi scambiavano il momento esatto in cui erano nati, spalmavano la madre l’uno dell’altro con il sangue degli animali sacrificati e quindi si giuravano fedeltà eterna. La cerimonia si concludeva con il banchetto delle vittime sacrificali. […]

Nozze temporanee

Il qidi, più giovane, si trasferiva nella casa del qixiong – scrive ancora Hinsch – Lì i genitori di quest’ultimo lo avrebbero trattato come il proprio genero. Durante il matrimonio, che spesso durava anche 20 anni, il qixiong era completamente responsabile del mantenimento del marito più giovane“.

Il matrimonio generalmente si scioglieva dopo un certo numero di anni in modo che l’uomo più giovane potesse trovare una donna da sposare per procreare e garantire una discendenza alla famiglia. Era consuetudine che l’uomo più anziano pagasse alla sposa un prezzo per l’uomo più giovane.

Queste forme di “matrimonio” omosessuale erano talmente comuni nel Fujian che esisteva addirittura una divinità protettrice dell’omosessualità: il coniglio. Molti uomini di etnia han del Fujian sono migrati a Taiwan a partire dal Seicento e ora costituiscono l’80% della popolazione.

L’orchidea d’oro

La maggior parte dei resoconti letterari di relazioni omosessuali in Cina coinvolge uomini, per questo c’è un vivace dibattito tra gli studiosi per chiarire se le donne abbiano goduto della stessa libertà. In ogni caso, i “quasi-matrimoni” più documentati sono le “associazioni dell’orchidea d’oro” nel Guangdong. La Società dell’orchidea d’oro era un movimento basato nel Guangdong che si è sviluppato dall’epoca della dinastia Qing fino all’inizio del Novecento. Forniva un’alternativa di “sorellanza” alle donne che non volevano sposarsi per diversi motivi.

Per annunciare le proprie intenzioni, una donna offriva in dono a un’altra dolcetti di arachidi, datteri e altro. Se la destinataria accettava il regalo, era un segnale che aveva accettato la proposta. Le due donne si scambiavano un giuramento, in cui a volte una donna veniva chiamata “marito” e l’altra “moglie”.

Nozze e adozioni

Hinsch descrive così la cerimonia: “Dopo uno scambio di doni rituali, che è il cuore della cerimonia nuziale cinese, si svolgeva una festa a cui erano invitate altre donne in modo che potessero essere testimoni del matrimonio. Queste coppie lesbiche sposate potevano anche adottare delle bambine, che avrebbero poi ereditato le proprietà familiari dalle loro due mamme“.

Anche se questi “matrimoni” non sono la stessa cosa dei matrimoni omosessuali di oggi, sono comunque dei precedenti storici per quanto sta succedendo ora a Taiwan. E la Cina non è certamente l’unico paese asiatico con una storia queer: la storia della comunità LGBTQIA del sud-est asiatico è persino più ricca, come vedremo nella seconda parte.

Sarah Ngu per South China Morning Post
scrittrice malese e cofondatrice di Church Clarity
traduzione di Pier Cesare Notaro
©2019 Sarah Ngu – Il Grande Colibrì
foto: dominio pubblico


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