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Canada, il petrolio fa diventare gay-friendly la destra
New York, l’arte racconta e interroga i musulmani queer

CRONACA Il machismo nelle comunità nere latino-americane e caraibiche in patria e all’estero è davvero molto forte e prevede un’alta dose di omofobia. E’ un machismo che riesce a fare vittime in modo imprevedibile, come dimostrano gli studi che spiegano come mai il contagio da HIV negli Stati Uniti colpisca in maniera molto più diffusa i giovani gay di colore. Ora, dall’altra parte dell’Oceano Atlantico, Adolph Cameron dell’Associazione degli Insegnanti Giamaicani nel Regno Unito lancia un nuovo allarme: il motivo per il quale i ragazzi afro-caraibici sono gli studenti maschi con i peggiori risultati scolastici è da identificare proprio nella cultura machista d’origine che considera la bravura a scuola come una “cosa da femmine”, come una caratteristica da gay. E così i ragazzi evitano di studiare, compromettendo il proprio futuro, e si dedicano alla ben più maschia attività di spacciare droghe, assicurandosi soldi e rispettabilità sociale (BBC). Insomma, l’omofobia a scuola fa parecchi danni e il bullismo (Il grande colibrì) è solo un aspetto del problema…

MONDO Persecuzione o Pride? La pubblicità di Ethical Oil (foto) invita a scegliere tra il petrolio “conflittuale” di chi condanna a morte gli omosessuali, come l’Arabia Saudita (leggi l’articolo su Il grande colibrì) o la Nigeria (dove si avvicina una nuova legge anti-gay; Behind the Mask), e il petrolio “etico del Canada. Peccato che la campagna sia gestita da Alykhan Velshi, ex portavoce del governo conservatore, che più volte si è espresso contro i diritti LGBTQ*, dal matrimonio gay al diritto d’asilo per chi è perseguitato in patria… E così i dubbi sulle reali intenzioni di Ethical Oil diventano certezze: l’unico scopo è convincere l’opinione pubblica a devastare la natura dell’Alberta con un mega-progetto di estrazioni petrolifere (The Dominion). Dei diritti dei popoli oppressi e delle persone omo e transessuali ai petrolieri non gliene frega niente, ovviamente. Chissà se il movimento LGBTQ* saprà resistere al fascino del pinkwashing (Il grande colibrì)…

MOI Tre serate di performance artistiche a New York per raccontare le esperienze delle persone queer musulmane: “Coming out Muslim: atti radicali d’amore” è stata una tappa importante del percorso iniziato a gennaio da Terna Tilley-Gyado e Wazina Zondon. Impegnate da tempo nella riflessione su teorie e pratiche della diversità nell’Islam all’interno di gruppi di studio e di associazioni di insegnanti ed educatori, le due donne hanno dato vita prima ad una mostra fotografica e poi a questo spettacolo. “Se Allah è più vicino della mia vena giugulare, se è il creatore del mio cuore, la sorgente del suo sangue e del suo battito, come potrei disprezzare me stessa?” si chiedono le due artiste (WOW Cafe Theatre). “Conosco un bel po’ di persone che credono di dover fare una scelta tra l’essere queer e l’essere musulmane” racconta Tilley-Gyado: “Spero che la nostra performance e il nostro percorso dimostrino che non è necessario che scelgano: si può essere entrambe le cose“.

 

Pier
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