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Ad agosto 2019 il comunicato del tribunale militare di Abidjan, principale città della Costa d’Avorio, era stato uno strano mix di laconicità e pettegolezzo, con parecchie scivolate di stile in una manciata di righe: “Il sergente maggiore B.A.Y., in servizio presso l’accademia di polizia, aveva contatti sessuali con i residenti dell’istituto, invece di dispensare loro la deontologia del mestiere di agente di polizia. Infatti questo agente, grazie all’influenza che aveva nella cucina, suo luogo di lavoro, ricattava o proponeva piatti ben fumanti per trovare ‘clienti’ e soddisfare desideri sporchi. Dopo la denuncia di un allievo sottufficiale, questo poliziotto indelicato è stato preso in trappola mentre praticava sesso orale all’allievo sottufficiale V.B.Z.“.

Presi per la gola

Da allora lo scandalo ha fatto scorrere fiumi di inchiostro in Costa d’Avorio. La vicenda è chiara ed è interessante leggere come la descrivono i media ivoriani: “In servizio nella cucina dell’accademia nazionale di polizia, era uno dei responsabili del refettorio. Per provarci con le sue prede, il sergente istruttore non esitava a proporgli piatti fumanti. E così riusciva a convincerli a sodomizzarlo“.  Il fatto che il sergente preferisse essere passivo nel rapporto anale (o, come hanno scritto i giornali, “avere il ruolo della donna in questi atti contro natura“) è stato sottolineato mille volte, come se fosse un elemento particolarmente bizzarro che rende la vicenda ancora più piccante. In alcuni articoli, tra l’altro, sembra che l’uomo avesse rapporti anche con le allieve.

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Uno o due allievi hanno denunciato ai superiori gerarchici la situazione e così la sera del 5 agosto 2019 si è deciso di tendergli una trappola, su cui ci sono versioni discordanti: se il comunicato del tribunale e vari articoli sostengono che il sergente sarebbe stato colto in pieno rapporto orale, altri media sostengono che il ragazzo con cui si trovava fosse un’esca messa apposta per indurlo in tentazione e che gli agenti avrebbero fatto irruzione non appena il sergente avrebbe manifestato la sua intenzione di fare sesso. In ogni caso, la situazione generale è molto chiara e non sorprende che il sergente sia stato arrestato con l’accusa di abuso di autorità, atti osceni e violazione delle regole.

Rinvii sospetti

Se non ci sono dubbi sui comportamenti del sergente e neppure sul fatto che costituiscano reato, sorprende quanto la vicenda stia andando molto per le lunghe sul piano giudiziario. Pochi giorni fa il processo è stato rinviato per la terza volta, in attesa di un testimone chiave che dovrebbe comparire il 14 febbraio e soprattutto, come spiega il tribunale militare, per la “complessità del fascicolo“. Complessità? E dove sta la complessità del caso? La giustificazione maldestra ha aperto le porte a ogni tipo di teoria complottista, da chi pensa che il sergente sia l’amante di qualche politico importante a chi vede le macchinazioni della Francia per omosessualizzare gli ivoriani. In tanti sostengono che, continuando a rimandare, si stia cercando di depenalizzare l’omosessualità.

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Ecco, probabilmente è questo il punto, anche se va ribaltato: i rapporti omosessuali, infatti, non sono un reato in Costa d’Avorio e quindi c’è poco da depenalizzare. E sembra che sia proprio questo il “problema”, come nota il sito di informazione OuestIn: “Il carattere complesso di questo scandalo nascerebbe dalla confusione della Costa d’Avorio sulla questione dell’omosessualità. Il paese considera questa pratica un crimine? Per quel che ne sappiamo, nessuna disposizione del codice penale ivoriano sanziona l’omosessualità come un reato“. Il giornalista conclude che “alcuni si interrogano oggi sulla posizione ufficiale della Costa d’Avorio sull’omosessualità“.

Voto all’orizzonte

Dal momento che la “posizione ufficiale” è in realtà evidente (l’omosessualità non è reato, nonostante due uomini condannati nel 2016), come sono evidenti le colpe del sergente (ha commesso reati a prescindere dal genere delle persone con cui aveva rapporti sessuali), la situazione risulta piuttosto inquietante: il tribunale militare sembra prendere tempo per cercare di criminalizzare l’omosessualità, indipendentemente dalle colpe dell’accusato, che sarebbe condannato in ogni caso. Teniamo anche conto che quest’anno la Costa d’Avorio andrà alle urne per eleggere il suo nuovo presidente: nelle aule giudiziarie si sta forse preparando una nuova battaglia contro le minoranze sessuali da usare per la campagna elettorale?

Pier Cesare Notaro
©2020 Il Grande Colibrì
immagine: Il Grande Colibrì

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