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L’argomento di cui vorrei parlare oggi è spesso considerato un segreto o un tabù. Lo è per tanti motivi diversi, siano essi culturali, religiosi, o ancora legati alla società e alle tradizioni. In tutti i paesi del mondo, non solo quelli arabi, parlare della donna, delle sue libertà e delle sue scelte, come anche del suo piacere sessuale, è infatti spesso estremamente difficile.

Mestruazioni, e allora?

Nella mia terra d’origine, il Marocco, si usano espressioni come عَيْب‎ (‘ayb) o حشومة (hechouma; entrambe significano “vergogna”) e حَرَام (haram; proibito) quando si intende parlare della sessualità e del corpo femminile. Per esperienza personale, posso dire che nella religione islamica la donna, quando ha il ciclo mestruale, non può fare la preghiera o toccare il Corano o fare il digiuno nel mese di ramadan. Di conseguenza le donne si nascondono per mangiare nel periodo di Ramadan, visto che hanno il ciclo e si vergognano a mangiare in pubblico.

Anche in Italia, comunque, le cose non vanno esattamente benissimo. Proprio qualche giorno fa mi è per esempio capitato di leggere un articolo in cui si riportavano i commenti indignati di alcune persone “offese” dalla pubblicità di una marca di assorbenti. “Ma come? – mi sono chiesta – Come si fa a polemizzare su una cosa simile? Come si può dimenticare che le mestruazioni sono qualcosa di naturale e biologico, qualcosa di cui nessuna donna dovrebbe mai vergognarsi?”. A mio avviso, sarebbe utile e necessario chiedere ai governi di tutto il mondo di compiere un gesto di civiltà che consisterebbe in buona sostanza nell’abbassare il prezzo degli assorbenti, veri e propri beni di prima necessità venduti troppo spesso a prezzi davvero proibitivi.

donna bianca capelli lunghiDonne sotto attacco

Ma se pensate che il problema siano solo gli assorbenti, siete fuori strada: le polemiche e gli attacchi alle donne sono infatti davvero tanti! Ci sconvolge tutto, del corpo femminile: la sua nudità, per esempio (il seno scoperto di una madre che allatta suo figlio basta per scatenare un’ondata di critiche e proteste). Non parliamo poi dell’aborto, un tema complesso e perennemente al centro di un lungo, lacerante dibattito che sfocia spesso in attacchi alla persona. Ne sa qualcosa la giornalista marocchina Hajar Raissouni, che, prima di essere graziata dal re,  era stata condannata a un anno di prigione senza possibilità di richiedere la condizionale con l’accusa di aborto clandestino e atti contro la morale pubblica.

Anche in Italia, paese dove le polemiche legate al diritto di scelta della donna sono sempre ferocemente in fermento, la femminilità sembra purtroppo essere messa sotto attacco. A farne le spese sono molto spesso donne molto famose, come la bellissima cantante Elodie, che per essersi schierata contro la politica dell’odio e dell’intolleranza che prende di mira il diverso è stata subissata di critiche e insulti sessisti. In risposta a tanta insensata violenza, Elodie ha pubblicato un post sulla sua pagina Instagram ufficiale: “E noi donne vi mettiamo pure al mondo” ha scritto, concludendo la frase con un’emoji che si batte una mano in faccia.

Tacere e nascondersi?

E non finisce qui, ovviamente. Per quanto incredibile e odioso, l’episodio che ha visto coinvolta la cantante italiana non può purtroppo dirsi un caso isolato. Una cosa simile era infatti successa anche a Emma Marrone, che dal palco di uno dei suoi concerti aveva urlato un potente e significativo “Aprite i porti”. Una richiesta di umanità che gli haters di turno hanno immediatamente trasformato nel becero invito ad “aprire le sue cosce. Quando si tratta di attaccare le donne, bisogna ammettere che siamo davvero tutt@ molto brav@. Ne sa qualcosa la 23enne Armine Harutyunyan, modella di origini armene balzata agli onori della cronaca per la valanga di insulti che le sono piovuti addosso a causa della sua bellezza non convenzionale…

Oltre che per i canoni estetici, la donna viene spesso fatta oggetto di critiche anche per ciò che riguarda la sua vita sessuale. Io personalmente trovo molto ingiusto che le donne debbano sempre nascondersi e pensare mille volte prima di iniziare un discorso sul sesso. Per un uomo, al contrario, è tutto molto più semplice: un maschio può parlare tranquillamente della sua vita sessuale e anche delle relazioni finite con tante donne.

uomo araboMatrimoni proibiti

In Marocco, che è un paese islamico non laico dove quindi l’atto del matrimonio segue la sharia (le norme islamiche), un uomo musulmano può sposare una donna musulmana o cristiana o ebrea e nessuno lo giudica. Il suo gesto è accettato nella società e valido davanti alla legge. Per una donna marocchina è diverso: lei può infatti sposare solo un uomo di fede islamica e non uno cristiano o ebreo.

Ci pensate un po’ a cosa succede se una donna musulmana marocchina si innamora di un uomo cristiano italiano? O lui si converte alla religione islamica oppure entrambi saranno costretti a vivere una storia d’amore lontano dalla famiglia e dal paese di origine di lei, perché la legge in Marocco non riconosce il matrimonio di una coppia religiosamente mista. La legge marocchina discrimina la donna e non le dà la libertà di scegliere il marito, a differenza dell’uomo che può scegliere la moglie.

Donne “indecenti”

La situazione, comunque, peggiora ulteriormente se la donna in un paese arabo decide di avere una relazione con una donna e non con un uomo. Donne che amano donne ne abbiamo anche in Marocco e in tanti altri paesi arabi, ma sono nascoste e faticano enormemente a mostrarsi. Non potrebbe essere altrimenti, visti i pregiudizi e le polemiche che coinvolgono la donna già solo per il suo modo di vestire, per il suo lavoro, per il suo essere o non essere sposata.

Da noi in Marocco succede per esempio anche alle attrici, spesso oggetto di critiche e insulti per i ruoli che ricoprono nelle pellicole cinematografiche. È quello che è successo all’attrice marocchina Sana Akroud, che ha recitato nel film “Ehki ya Shahrazade” (Sheherazade, Tell Me a Story), scritto e diretto dal regista egiziano Yousry Nasrallah. In una scena del film, lei e l’attore egiziano Mahmoud Hemida, che interpreta suo marito, si trovano in camera da letto e tanto è bastato agli hater per scatenare su di lei la loro furia e le loro offese sessiste. Nessun@ pareva rendersi conto che quell’episodio era solo finzione cinematografica e che il compito di un’attrice è proprio recitare una parte: non c’era spazio per le riflessioni, la parola d’ordine era solo insultare.

donna araba harem cinemaAssediate dalle malelingue

E di offese e insulti ne ha ricevuti moltissimi anche Aisha Silvia Romano, la giovane cooperante  la cui decisione di convertirsi alla religione islamica ha scatenato polemiche in tutta Italia. Il suo vestito, il suo velo, la sua scelta personale e la sua vita privata sono diventati oggetto di un dibattito pubblico pruriginoso che si è protratto per settimane. Se al posto suo ci fosse stato un uomo, tutto questo cancan probabilmente non l’avremo mai visto. Nessun@ avrebbe trovato da ridire sul modo di vestirsi di Aisha se si fosse chiamata Enrico, e questo per me è davvero inaccettabile.

Lo è tanto quanto il pensiero che una donna sia sempre e comunque vittima di giudizi affrettati e malelingue, che debba addirittura nascondersi e vergognarsi di se stessa come se avesse commesso chissà che peccato capitale! Una volta mia zia mi raccontò di una ragazza della sua città rimasta incinta in seguito a una relazione clandestina. Il padre del piccolo non aveva voluto saperne di prendersi le sue responsabilità e così la giovane aveva dovuto rassegnarsi a crescere il bambino da sola, lasciando addirittura la città di origine per sfuggire alle malelingue. Una vera e propria ingiustizia, il cui senso di amarezza si unisce al dolore per la triste fine di Amina El Filali, una ragazza marocchina costretta a sposare il suo stupratore.

Per sfuggire al dolore e alla sofferenza, Amina si è tolta la vita il 10 marzo 2012. La sua morte ha commosso e indignato il mondo e ha scatenato proteste di piazza in tutto il Marocco. In seguito alle manifestazioni della gente comune e degli attivisti, nel 2014 il governo marocchino ha deciso di cancellare definitivamente l’articolo 475 del codice penale, che prevedeva la possibilità per lo stupratore di sposare la giovane che aveva violentato. Una vittoria importante, che però non cancella la pena e il dolore che provo per la povera Amina e la sua triste fine.

Addio, Naima El Bezaz

A conclusione di questo mio articolo, vorrei mandare una lettera di addio alla scrittrice di origini marocchine Naima El Bezaz, morta suicida dopo un lungo periodo di depressione. Donna coraggiosa e intelligente, Naima ha parlato a lungo della condizione sociale delle donne marocchine, facendo spesso riferimento al suo vissuto e alla sua esperienza di migrante e, in seguito, di cittadina olandese. Per il suo impegno e il suo attivismo è stata più volte criticata e minacciata a morte mentre si trovava in Olanda. Queste sono le parole con cui vorrei salutarla:

Cara sorella Naima,
sono molto triste per la tua morte e mi dispiace non aver avuto la possibilità di incontrarti e conoscerti quand’eri in vita. Ho saputo di te e della tua dipartita su Internet, grazie al quale ho anche conosciuto il valore della tua esistenza e del tuo coraggio di scrittrice che difendeva la donne e parlava di libertà e di immigrazione. Tu oggi sei viva dentro i nostri cuori e i libri che hai lasciato rimarranno nella storia e nella letteratura per sempre. So cosa significa parlare della libertà della donna e di questioni legate all’immigrazione e condivido con te alcuni punti di vista, specialmente nella nostra esperienza come donne marocchine in Europa, in cerca della nostra libertà di espressione. Cara sorella, ti regalo questa lettera e il fiore di loto come simbolo della rinascita tua e di altre donne marocchine. Sei una donna e una scrittrice coraggiosa.
Riposa in pace, Naima.

H.M.
©2020 Il Grande Colibrì
immagini: elaborazioni da Pikist (CC0) / da Anne Jea (CC BY-SA 4.0) / Il Grande Colibrì / da xusenru (CC0)

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