Skip to main content

Ghotboddin Sadeghi, un famoso regista iraniano, ha acceso la rabbia della comunità LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersex e asessuali) dopo aver dichiarato che la zona intorno al Teatro cittadino di Teheran, il principale teatro artistico iraniano, si è “trasformata in un luogo per teppisti, delinquenti e omosessuali che non osservano la santità culturale di questo luogo”. Perciò ha successivamente chiesto di delimitare l’area vicina alla struttura per allontanare i “comportamenti vergognosi“.

Un capro espiatorio

La risposta a tali dichiarazioni omofobe da parte delle minoranze sessuali iraniane non ha tardato ad arrivare. Melika Zar (attivista LGBTQIA), Alireza Shojaeian (pittore e attivista), Mina Khani (femminista e analista sociale) e Yasmin Fahbod (ricercatrice e artista) hanno lanciato una campagna sottoscritta da circa 70 personalità dell’attivismo e dell’arte, insieme a una petizione che ha raggiunto per adesso circa 700 firme: “La posizione di Ghotboddin Sadeghi è la continuazione di una politica che criminalizza la vita delle persone omosessuali, tratta la società bisessuale come malata e prende di mira le persone trans invitando a stigmatizzare, emarginare e persino eliminare questo gruppo dalla società“.

La campagna denuncia l’abitudine in Iran di individuare le minoranze sessuali come una delle cause, se non la causa principale, di ogni problema del paese: “Ogni volta che [il governo; ndr] si trova in una situazione di stallo, ogni problema, dal coronavirus al vaccino e all’ambiente urbano insicuro“, viene collegato alla comunità LGBTQIA.

hate speech omofobia transfobiaContro la repressione

Dobbiamo scegliere se vogliamo unirci al governo in questa repressione oppure no – afferma Melika ZarGhotboddin Sadeghi, come docente universitario e regista teatrale, identifica un problema, non tenendo conto del sistema corrotto che è incapace di gestire i diversi problemi che il paese deve affrontare, e incolpa la comunità LGBTQIA di esserne la causa“. Le persone LGBTQIA in Iran sono discriminate dalla famiglia e dalla società, molte volte si ritrovano senza un tetto dove stare ed è questa la ragione per cui a volte non hanno altra scelta se non fare della strada la loro casa.

Con questa dichiarazione, evidenziamo il sistema e l’oppressione che viene inflitta alle persone LGBTQIA e invitiamo il pubblico a prendere posizione contro l’odio e l’incitamento all’odio nei confronti delle persone della comunità jubaibiyyah (queer) – aggiunge Melika Zar – È necessario e importante intraprendere tali azioni e fare un appello collettivo e unirsi contro la violazione dei diritti e la disumanizzazione di un gruppo della società. In questo frangente, dobbiamo chiarire la nostra posizione contro la violazione dei diritti umani; in questa dichiarazione protestiamo contro l’umiliazione dei gruppi sociali, comprese le classi sociali meno privilegiate“.

Persecuzioni e torture

In Iran la situazione per le persone LGBTQIA è molto difficile. I rapporti sessuali consenzienti tra persone dello stesso sesso possono essere puntiti con la pena di morte, mentre atteggiamenti amorosi come i baci vengono puniti con la fustigazione. Questa criminalizzazione legittima la violenza da parte dello stato e dei privati cittadini verso le minoranze sessuali.

iran donna ragazza bisessualeUn rapporto delle Nazioni Unite, curato da Javai Rehman, relatore speciale sulla situazione dei diritti umani in Iran, ha rivelato che i bambini LGBTQIA vengono sottoposti a scariche elettriche per tentare di “guarirli” dal “disturbo dell’identità di genere” o sessuale. Oltre alle terapie riparative, in Iran vengono promosse spesso le operazioni chirurgiche di riassegnazione del sesso. La transessualità è stata legalizzata in Iran nel 1987 e ora il paese è il secondo al mondo per numero di interventi chirurgici di questo tipo.

Una testimonianza

Un uomo transgender, adesso rifugiato in Turchia, racconta a VoaNews come la sua famiglia e i medici hanno affrontato la sua transessualità. I genitori, convinti che avesse una grave malattia mentale, lo hanno costretto ad intraprendere un persorso psichiatrico. Prontamente è arrivata la decisione del medico secondo la quale il ragazzo aveva bisogno di un intervento chirurgico di riassegnazione del sesso. Il rifiuto della famiglia all’operazione gli ha negato ogni sostegno finanziario. Successivamente è stato rinnegato dai genitori e costretto ad andarsene in diverse città del paese in cerca di una sistemazione.

Quando alla fine è riuscito a fare l’operazione e a ricevere il cambio del nome sui documenti, la discriminazione da parte della società iraniana non si è fermata: ogni volta che la sua transizione di genere veniva scoperta, era vittima di numerosi attacchi verbali e fisici, che lo hanno costretto a lasciare il suo paese.

Ginevra Campaini
©2021 Il Grande Colibrì
immagini: elaborazioni da Puriya.shah (CC BY-SA 4.0) / Il Grande Colibrì / da Hamed Saber (CC BY 2.0)

Leave a Reply