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Il Senegal è un paese sicuro per le persone omosessuali: lo certifica un decreto ministeriale voluto dal governo Conte 2, quello in cui non è più presente Matteo Salvini (o almeno non è più presente fisicamente). Pazienza se la documentazione prodotta dal ministero degli esteri per preparare quello stesso decreto diceva esattamente il contrario. Pazienza se il codice penale senegalese, che punisce i rapporti tra persone dello stesso sesso con 5 anni di carcere e una multa, dice esattamente il contrario. E soprattutto pazienza se quello che accade nel paese dell’Africa occidentale smentisce tutto. Certa politica è senza idee e il nuovo governo, atterrito dall’idea di essere accusato di “buonismo”, ha scelto di dimostrarsi “cattivista”.

Ognuno va dietro al proprio capro espiatorio: se il PD da diverse legislature e il M5S da quando è diventato la casta anti-casta se la prendono con i richiedenti asilo, le autorità della Muridiyya, la confraternita islamica che riunisce quasi metà della popolazione senegalese e che governa de facto la città santa di Touba, dà la caccia a seguaci delle religioni tradizionali, sex worker e omosessuali: poche settimane fa la polizia religiosa ha arrestato 44 persone per festeggiare l’apertura di una propria centrale.

Liberi (più o meno)

E se dei primi due gruppi non sappiamo più niente, abbiamo qualche aggiornamento sui dieci gay finiti dietro le sbarre: le associazioni sono riuscite a pagare la cauzione per tutti e a farne fuggire 6 fuori dal Senegal. Gli altri quattro sono ancora in pericolo, come lo è l’attivista che è riuscito a liberarli e che successivamente è stato aggredito e ha dovuto abbandonare la città.

senegal touba grande moscheaPurtroppo le violenze omofobe sono tutt’altro che rare: proprio in questi giorni la stampa locale racconta che un ragazzo di 20 anni è stato ferocemente preso a bastonate da un gruppo di giovani religiosi solo perché si pensava che fosse omosessuale. La vittima è stata poi filmata mentre “confessa” di essere gay e di esserlo diventato dopo essere stato costretto dal marabutto di una scuola coranica ad avere rapporti con lui. Il video è stato pubblicato da Seneweb, uno dei più importanti siti di informazione senegalesi, che però non linkiamo per evitare un’ulteriore diffusione delle immagini.

Raggi di speranza

Sempre Seneweb racconta una vicenda molto simile, ma con un finale molto diverso: a Rufisque, vicino alla capitale Dakar, un ragazzo, chiamato Diallo, ha corteggiato un altro uomo, Ndiaye, su Facebook, fino a conquistarsi un appuntamento. Ma quando Diallo si è presentato nel posto concordato, Ndiaye è arrivato con due suoi amici: il terzetto di malfattori gli ha rubato il cellulare e ha iniziato a picchiarlo. Sentendo le grida di disperazione di Diallo, un poliziotto è arrivato in suo soccorso e ha arrestato i suoi aguzzini. Il tribunale li ha condannati a tre mesi di carcere per violenze e aggressione.

Nei paesi in cui l’omosessualità è criminalizzata, non è affatto scontato che la polizia prima e la magistratura poi se la prendano con gli assalitori omofobi e non con l’assalito gay. La vicenda di Rufisque indica che qualche spiraglio di miglioramento c’è. Sarebbe bello se i nostri governi, invece di chiudere gli occhi sulla tempesta di discriminazione e violenza che si abbatte su molti paesi del mondo, aprissero gli occhi su questi raggi di luce per sostenere chi in quei paesi cerca di far splendere il sole dei diritti. Ma purtroppo è più facile giocare a fare le nuvole che impegnarsi a diventare un astro.

Pier Cesare Notaro
©2020 Il Grande Colibrì
immagini: Il Grande Colibrì / elaborazione da Malickdieye38 (CC BY-SA 4.0)

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