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Ea guera spaca fora do robe:
ee case e i cori di chi che ghe viveva.
Ea casa però tea tiri su in freta.
El core invesse rimane par senpre roto a metà.
(La guerra manda in frantumi due cose:
le case e i cuori di chi ci viveva.
La casa però la ricostruisci in fretta.
Il cuore invece rimane per sempre spaccato a metà).
mia nonna Gelmina

Mia nonna mi ripete spesso questa frase, e quando lo fa nei suoi occhi si scorge l’ombra di chi ha conosciuto le macerie e la fatica della ricostruzione. Anche ora, mentre scrivo questo articolo, mi sembra di avere davanti il suo sguardo triste, lo stesso che ho io mentre cerco un modo consono per parlare di abusi e di violenza sessuale…

Arma di guerra

La violenza sessuale è una vera e propria arma in grado di minare profondamente l’equilibrio e il benessere psicofisico di chi la subisce. In contesti di guerra, poi, al dramma dello stupro si somma anche l’impossibilità di accedere a servizi di cura tempestivi e adeguati.

Lo confermano numerose ricerche, come quella recentemente condotta e diffusa dall’organizzazione non governativa Human Rights Watch, in cui  trovano spazio le testimonianze di 40 persone sfuggite alla guerra in Siria che dal lontano 2011 insanguina il paese. Tra le persone intervistate figurano quattro uomini eterosessuali e altri gay e bisessuali (o percepiti come tali dai loro aggressori), donne transgender e giovani che si riconoscono in un’identità di genere non binaria. Le indagini sono state condotte in Libano e prendono in considerazione gli abusi psicofisici subiti in Siria.

uomo violenza sessuale stuproLe testimonianze

Secondo le testimonianze fornite dalle persone sopravvissute, i responsabili delle violenze sarebbero da ricercare tra i membri dell’esercito siriano, così come tra gli appartenenti a milizie indipendenti e tra gli affiliati all’organizzazione jihadista Stato Islamico, conosciuta anche come Daesh o ISIS.  Gli abusi e le torture sarebbero stati perpetrati all’interno dei centri di detenzione, delle prigioni, nei posti di blocco e anche tra le file dell’esercito.

Attraverso le storie e i racconti delle persone intervistate, l’associazione in difesa dei diritti umani ha potuto constatare che chi appartiene alla comunità LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersex, asessuali) risulta particolarmente vulnerabile alle aggressioni sessuali. Un dato da non sottovalutare, così come non possono e non devono essere sottovalutate la brutalità e le conseguenze che questi atti terribili producono in chi deve subirli.

Violenze e traumi

Stupri, molestie, minacce di violenza fisica, obbligo di mostrarsi nudi di fronte ai membri dei gruppi armati, bastonate, scottature e scariche elettriche inflitte nell’area genitale: sono queste le terrificanti torture inflitte ai danni delle persone intervistate che, come mostrano i dati resi noti nel report di Human Rights Watch, anche a distanza di tempo mostrano chiari segni di un grave malessere psicofisico. Oltre alla sindrome da stress post-traumatico, le vittime sono anche afflitte da pensieri ossessivi e paranoici.  Molte di loro lamentano inoltre forti dolori muscolari, particolarmente accentuati in corrispondenza dell’area genitale e del retto e in certi casi sono affette da malattie sessualmente trasmissibili (per esempio si riscontrano alcune infezioni da HIV).

Come se non bastasse, ai disturbi fisici e psicologici si aggiungono anche la vergogna e lo stigma sociale, che spesso impediscono alle vittime di narrare le loro esperienze e di conseguenza di chiedere aiuto. Un aiuto che, purtroppo, è spesso molto scarso, se non del tutto assente. Per questo Human Rights Watch chiede con forza ai governi mondiali di prendere seri e rapidi provvedimenti per migliorare l’accesso alle cure mediche e psicologiche per tutte le vittime di violenza.

Nicole Zaramella
©2020 Il Grande Colibrì
immagini: elaborazione da Max Pixel (CC0) / Il Grande Colibrì

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