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Come può la condivisione di un momento meraviglioso trasformarsi rapidamente in un doloroso boomerang? Il 4 aprile due giovani ragazzi tailandesi, Kerstang e Manusonth, hanno festeggiato una cerimonia simbolica di matrimonio insieme ad amici e parenti. Un momento talmente stupendo che hanno deciso di condividerlo su Facebook, pubblicando foto e video della festa. Non potevano certo immaginare cosa sarebbe successo!

È quasi surreale, ma dall’Indonesia si è scatenato uno tsunami di insulti, minacce e messaggi di morte, i loro profili social sono stati inondati di odio, le foto e i video sono rimbalzati da un profilo all’altro: This Week in Asia parla di 469mila commenti e 40mila condivisioni in una settimana. L’odio è così profondo che gli omofobi hanno rintracciato persino i profili degli amici, dei parenti e addirittura del fotografo della festa. Evidentemente Facebook non bastava, allora hanno invaso di insulti anche gli account Instagram dei due innamorati, tanto da costringerli a renderli privati.

Naturalmente l’Indonesia non è costellata solo da individui omofobi: tante persone sono corse in difesa della coppia e l’hashtag #IndonesiaSaySorryForThailand (l’Indonesia chiede scusa alla Thailandia) è diventato virale in pochissime ore.

Denunce in arrivo

Kerstang e Manusonth raccontano al Jakarta Post di essere psicologicamente provati da tutto questo: da quando hanno ricevuto in chat messaggi di morte e un video in cui viene tagliata la gola a una persona appartenente al terzo sesso, hanno veramente paura. Chi li ha attaccati parla di atteggiamenti contro natura e contro l’islam, religione che tra l’altro i due ragazzi non professano.

thailandia matrimonio coppia gayPer questo insieme a un avvocato, i due giovani stanno monitorando i commenti e i messaggi, così da intraprendere un’azione legale dalla quale potranno partire numerose denunce. “Indonesiani, non crediate di stare qui, mentre io non posso far niente. Il giorno in cui entrerete in Thailandia, ci sarà la polizia ad attendervi con mandati di arresto contro di voi” tuona sui social l’avvocato Ronanrong Kaewpetch, capo del Network of Campaigning for Justice (Rete di attivismo per la giustizia).

Thailandia e Indonesia

Anche se non è priva di discriminazioni e violenza, la Thailandia è il paese del sud-est asiatico in cui l’omosessualità e la transessualità (con la pubblica apertura verso le “ladyboy” o “kathoey”, ovvero il “terzo genere”) sono più tollerate pubblicamente. Lo scorso anno Tattep Ruangprapaikitseree è diventato il volto più noto della lotta per la democrazia e la sua fama è iniziata proprio grazie a un lungo bacio in bocca dato al suo compagno. L’anno scorso sono stati presentati due disegni di legge per legalizzare le unioni civili e il matrimonio tra persone dello stesso sesso, ma ancora non sono stati approvati. Ciononostante, sono molto comuni le cerimonie come quella celebrata da Kerstang e Manusonth.

In Indonesia, invece, la situazione è più complessa: l’omosessualità non è un crimine, eccetto nella provincia di Aceh in cui vige la sharia, ma la retorica omotransfobica da parte dei politici e dei gruppi islamisti, che hanno una crescente influenza sulla politica, è aumentata drammaticamente negli ultimi anni. Viene insistentemente fatta pressione sul parlamento affinché l’omosessualità venga criminalizzata. Gli arresti delle persone LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersex e asessuali) sono aumentati drasticamente da diversi anni. In mancanza di una legge apposita, il governo si appella ad altre, come quelle contro la pornografia e la “pornoazione”, la droga e la prostituzione, per giustificare arresti, irruzioni e controlli a tappeto.

Ginevra Campaini
©2021 Il Grande Colibrì
immagini: elaborazioni dalle fotografie di Kerstang e Manusonth

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