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La signora Phyllis Young, proprietaria dell’Aloha B&B, che, come dimostra il tocco di originalità dato nel nome, si trova alle Hawaii, è una donna molto religiosa. Così tanto religiosa da non lasciare che sua figlia dorma nella stessa stanza con il fidanzato. “Se dovesse essere commesso un peccato sotto il mio tetto – dice – mi sembrerebbe di aver compiuto lo stesso peccato anch’io“. Forse una persona con queste convinzioni, non dovrebbe avere un’attività di questo tipo: sarebbe come chiedere a un vegano di gestire una macelleria, considerando che le Hawaii sono un posto dove molti americani si recano in coppia.

Ma la signora Young è stata presa come “esempio” da una pletora di associazioni omofobe e ultra-religiose dal 2007, cioè da quando ha rifiutato di ospitare nel suo B&B una coppia di donne californiane che aveva richiesto di stare all’Aloha per una settimana. Lei ha portato come ragione le sue forti convinzioni religiose e le sue forti posizioni sul tema della sessualità, e in cambio ha ottenuto dallo stato delle Hawaii una condanna per aver compiuto una discriminazione basata sull’orientamento sessuale.

L’eccezione razzista

Le associazioni omofobe e religiose non si sono date per vinte e, dopo aver visto il proprio appello rifiutato dalla Corte suprema statale, stanno andando dritte verso la Corte suprema federale, rifacendosi a quel che rimane della legge segregazionista in materia: la cosiddetta “eccezione della signora Murphy”.

eccezione signora murphy

Quando nel 1963, in seguito alla stagione delle lotte per i diritti civili, si decretò la fine delle “Jim Crow laws”, come erano chiamate le leggi segregazioniste, a un certo punto fu vietata la discriminazione razziale anche nei servizi come gli hotel, e l’affitto delle stanze in generale. Ma il senatore repubblicano George D. Aiken propose un piccolo compromesso: mentre la segregazione sarebbe stata proibita nelle grandi catene degli hotel, avrebbero invece potuto scegliere i propri ospiti le varie “Mrs Murphy” che affittavano le stanze delle proprie case, a patto che le loro attività avessero cinque o meno stanze da dare in locazione.

Dal razzismo all’omofobia

Gli omofobi si sono appellati a questa “eccezione” contenuta nei codici di molti stati, incluse le Hawaii, dove però si applica solo agli affitti per i residenti. Nel caso della signora Young, il 95% degli ospiti vive nelle sue stanze per meno di due settimane e inoltre la quasi totalità dei suoi ospiti (il 99%) viene da altri stati, il che rende abbastanza chiaro che la sua attività non rientra tra gli affitti a scopo abitativo.

Il caso, però, può aprire una breccia nei diritti civili. Se l'”eccezione della signora Murphy” era stata fatta per permettere ancora una discriminazione su base etnica, questa può essere usata adesso da una Corte suprema federale a maggioranza ultraconservatrice per indebolire le leggi che proteggono i diritti civili anche sotto altri aspetti.

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©2018 Il Grande Colibrì
foto: elaborazione di Il Grande Colibrì da Novosadjanka (CCo)

Aggiornamento del 19 marzo: la Corte suprema ha confermato che il B&B ha violato la legge anti-discriminazione delle Hawaii.

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