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I rappresentanti religiosi, il governo e la tua famiglia sentono la necessità di giudicare cosa fai tra le tue gambe. Voglio dirti che non è affar loro perché quello è il tuo corpo e il tuo desiderio e le tue idee sono esclusivamente tue. Se non gli piace come sei, allora sbagliano loro” dice Rima, donna bisessuale libanese, rivolgendosi alle donne bisessuali e lesbiche del paese. “Non vogliamo impersonare la solita immagine di vittime, vogliamo mostrare la realtà, parlare delle violenze, ma anche far vedere ciò che è positivo” dichiara Zoheir, un attivista gay algerino.

Grazie all’Arab Foundation for Freedoms and Equality (Fondazione araba per le libertà e l’uguaglianza; AFE) e all’impegno di Human Rights Watch, è stato possibile realizzare il video “No Longer Alone” (Mai più soli) che sta facendo il giro dei social media.

Gli attivisti LGBT alzano la testa

Il video è stato girato volutamente in lingua araba, con sottotitoli in inglese, per far sentire alle persone LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersex e asessuali) arabe, che vivono ancora nell’ombra, di far parte di una comunità che finalmente si sta alzando per riavere il loro proprio diritto fondamentale di essere e di vivere liberamente i propri affetti e la propria sessualità.

Personaggi noti come Hamed Sinno del gruppo musicale Mashrou’ Leila, Dalia Alfaghal, la ragazza che ha scosso l’Egitto con il suo coming out su internet, l’attore Omar Sharif Jr. e molti altri si sono mostrati pubblicamente e fieramente hanno fatto sì che il messaggio abbia un’eco maggiore sul web.

Insieme al video è stato pubblicato anche il report “Audacity in Adversity: LGBT Activism in the Middle East and North Africa” (Il coraggio nelle avversità: attivismo LGBT in Medio Oriente e Africa settentrionale), che, in 75 pagine, analizza le modalità con cui vengono violati i diritti umani nei paesi arabi e come le comunità LGBTQIA ne subisce le conseguenze. Lo stesso rapporto presenta una panoramica sui movimenti LGBTQIA che hanno creato un cambiamento positivo anche a livello informativo, contrastando l’omofobia e la criminalizzazione giuridica dei rapporti affettivi tra persone dello stesso sesso.

Media e LGBT: qualcosa cambia

Già l’anno scorso fu divulgato un rapporto di monitoraggio sul linguaggio usato dai mass media arabi quando trattano gli argomenti legati all’orientamento sessuale e all’identità di genere. Il report, intitolato “Arab Mass Media: A Monitoring Report Looking at Sexuality and Gender Identity in Arabic Media (Mass media arabi: un rapporto di monitoraggio su sessualità e identità di genere nei media in lingua araba), prodotto e finanziato da OutRight, ha affrontato i “miti” che avvolgono la sfera LGBTQIA nei media arabi, cercando di esorcizzare la disinformazione.

Inoltre, grazie a questa ricerca si è fatta luce sui casi in cui si usa il linguaggio neutro quando si affronta l’aspetto medico-sanitario al posto del tono negativo che abitualmente prende il sopravvento quando si parla di aspetti socio-religiosi.

Notizie come queste fanno sperare che le cose miglioreranno. Il cambiamento richiede tempo e costanza nella lotta per i diritti umani, perciò rimaniamo con la speranza che i venti della primavera araba portino altri buoni risultati per coloro che sono rimasti a sostenere la ribellione.

Lyas Laamari
©2018 Il Grande Colibrì

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