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Ten Ten: una candela alla finestra per i diritti in Algeria
Preside violento e omofobo: una petizione internazionale
Al Festival Mix di Copenhagen film anche per le scuole
HIV: test fai da te? In molti lo farebbero più spesso…

MONDO Il portavoce per lo sviluppo del governo britannico, Andrew Mitchell, ha annunciato il taglio dei fondi della cooperazione da parte del Regno Unito per i paesi africani che perseguitano gli omosessuali: che non si tratti solo di un annuncio ha potuto verificarlo il Malawi, che riceverà 19 milioni di sterline in meno dopo la condanna a 14 anni di lavori forzati inflitta a due cittadini omosessuali (The Huffington Post). La misura, acclamata dai media LGBTQ* mondiali, è però contestata da Kofi Mawuli Klu, commissario esecutivo del Panafriindaba, che ha accusato la Gran Bretagna di aver ignorato i diritti omosessuali per centinaia di anni e che ha suggerito di lasciare ai singoli paesi un’evoluzione dei diritti quale è quella che ha avuto il Regno Unito senza imposizioni esterne (BBC). Questo nuovo passo fatto dal governo inglese segue tuttavia l’appoggio dato da parte di tutti i partiti ad una fondazione che si occupi di diritti LGBTQ*, in particolare in Africa, annunciata circa un mese fa (Il Grande Colibrì). Chissà se, a convincere il governo di Sua Maestà, sono servite le proteste internazionali per le espulsioni che hanno messo a rischio la vita di alcuni omosessuali che avevano trovato rifugio in Gran Bretagna… (Il Grande Colibrì)

MOI Da cinque anni il 10 ottobre ha luogo una manifestazione atipica che per ovvie ragioni vede grande partecipazione lontano dal luogo a cui è dedicata: si tratta di Ten Ten (il soprannome nasce dalla data), giornata dedicata alla comunità LGBTI algerina e promossa dalle associazioni Abu Nawas e Alouen. Con ogni evidenza la gran parte delle candele accese alle 20, tuttavia, hanno trovato luogo in altri Paesi: per gli omosessuali in Algeria infatti gli articoli 333 e 338 del Codice penale prevedono pene severe. Tuttavia qualcosa sembra muoversi, nonostante i gay algerini sognino più la Francia che un cambiamento in patria, come raccontato dalla rivista Têtu nel numero in edicola (Il Grande Colibrì).

MOVIMENTOChi è il grand’uomo adesso?” chiede il preside all’allibito studente, che ha appena aggredito fisicamente per aver indossato una maglietta con scritto “GSA: We’ve got your back“. La vicenda ha dell’incredibile ed ha una lunga gestazione: GSA significa Gay-Straight Alliance e dovrebbe essere un’associazione studentesca con l’obiettivo dell’uguaglianza tra i generi. “Dovrebbe”, perché il preside ne vieta la costituzione, poi vieta una raccolta di firme a sostegno del sodalizio proibito, quindi si scaglia violentemente contro lo studente Chris Sigler, reo di indossare una maglietta con il nome dell’associazione e un messaggio piuttosto ironico (che potremmo tradurre con: “Abbiamo il tuo fondoschiena“, anche se “back” letteralmente vuol dire solo “schiena”). Per chiedere il giudizio del preside violento e l’accettazione dell’associazione, il gruppo Change ha lanciato una raccolta di adesioni mondiale che appoggia una più locale iniziativa del TEP e della GSA.

CULTURA Un festival davvero intenso, con dieci giorni di film, dibattiti e party! E’ quello che si prospetta a partire dal 20 ottobre (con un’anticipazione il 14) per la nuova edizione dell’annuale appuntamento dedicato al cinema omosessuale di Copenhagen. Tra le novità c’è un terreno sempre più vasto in cui il festival mette radici (sette film saranno proiettati ad Århus, 5 ad Odense, 4 ad Aalborg e uno a Svaneke presso Bornholm, oltre a due pellicole in terra svedese nella vicina Malmö), una serie di proiezioni per le scuole (Beautiful thing, Milk, Fucking Åmål, Transamerica, Patrick 1,5, oltre al corto “Il diritto di essere quello che sei”). In totale 167 eventi, diciotto volontari, trenta sponsor e la certezza di un festival in costante crescita: alla ventiseiesima edizione il Festival Mix di Copenhagen è diventato davvero grande e internazionale.

SESSUALITA’ Quasi due terzi della popolazione britannica considera che debba essere legalizzato il test casalingo per verificare la propria condizione riguardo il virus HIV. Oltre la metà delle persone, inoltre, conferma che controllerebbero la propria eventuale positività più spesso. E’ il risultato, abbastanza scontato in fondo, di una ricerca condotta dal Terrence Higgins Trust. Tuttavia gli esperti immunologi mettono in guardia rispetto ai kit venduti online: i risultati non sarebbero particolarmente affidabili ed inoltre in caso di positività non viene data alcuna assistenza medica o psicologica. Lisa Power, direttrice del Terrence Higgins Trust, afferma però che il bando governativo all’auto-test sarebbe da rivedere e il controllo personale andrebbe regolamentato, poiché ci sono ancora molte persone che non sono disposte ad andare in clinica a farsi fare l’esame del sangue per conoscere il proprio status.

Michele Benini
©2011 Il Grande Colibrì
foto: Il Grande Colibrì

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