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Il Grande Colibrì ha firmato una lettera diretta agli stati dell’Unione Europea e agli ambasciatori dei diritti umani dei paesi dell’UE e del Regno Unito in merito alla Giornata egiziana contro omofobia, transfobia e bifobia. L’appello, sottoscritto da altre 24 organizzazioni LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersex e asessuali) di tutto il mondo, è stato organizzato da due associazioni egiziane, ANKH Arab Network for Knowledge about Human rights (Rete araba per l’informazione sui diritti umani) e l’Alliance of Queer Egyptian Organizations (Alleanza delle organizzazioni egiziane queer; AQEO).

La Giornata egiziana contro omofobia, transfobia e bifobia ricorre l’11 maggio di ogni anno per attirare l’attenzione globale sulla terribile situazione delle minoranze sessuali in Egitto e sollecitare le autorità egiziane a smettere di prendere di mira e arrestare le persone LGBTQIA.

La data scelta per la Giornata è l’anniversario del famigerato incidente della Queen Boat, noto come “Cairo 52”: l’11 maggio 2001 la polizia fece irruzione nella discoteca The Queen Boat, situata all’interno di una barca sul Nilo nella zona di Zamalek. Dopo l’irruzione, 52 gay furono arrestati, torturati e molestati. La stampa egiziana pro-regime pubblicò immediatamente la notizia. La campagna diffamatoria dei media non si limitò a questo, ma pubblicò immagini e foto dei volti degli uomini arrestati, i loro nomi e cognomi, gli indirizzi delle loro abitazioni e dei loro luoghi di lavoro. Molti degli uomini arrestati, tutti accusati di aver praticato la “dissolutezza”, vennero condannati da 6 mesi a 3 anni di carcere.

carcere prigione persona detenutaSempre peggio

Nonostante le forti polemiche da tutto il mondo riguardo l’atteggiamento della polizia, AQEO e ANKH affermano che il governo egiziano negli ultimi 20 anni non ha mai cessato la sua campagna d’odio verso le minoranze sessuali, attraverso molestie, detenzioni e torture. Secondo la Egyptian Initiative for Personal Rights (Iniziativa egiziana per i diritti personali; EIPR), tra il 2000 e il 2013 sono state arrestate 189 persone LGBTQIA, in media 14 all’anno, e il numero è certamente aumentato negli ultimi anni. Il numero di persone che sono state rinviate a giudizio dal 2013, con l’attuale governo del presidente Abd Al-Fattah Al-Sisi, è quintuplicato, con più di 532 persone arrestate (in media più di 66 all’anno).

Secondo EIPR i numeri sono in costante aumento perché la polizia egiziana cerca costantemente di arrestare membri della comunità LGBTQIA. Dall’inizio del 2015 i ricercatori dell’EIPR hanno trovato che nei registri della polizia ricorre spesso questo preambolo: “Sulla base delle direttive del vice maggiore generale per il settore della previdenza sociale e delle istruzioni del maggiore generale direttore dell’amministrazione generale per la protezione della decenza, per intensificare gli sforzi per combattere ogni forma di crimine che colpisca i valori e l’etica della società egiziana e per combattere le attività peccaminose delle reti di prostituzione internazionale che prendono di mira i giovani egiziani, in particolare i siti pornografici recentemente monitorati su internet e sui social network“.

Il governo egiziano prende di mira chi difende i diritti umani LGBTQIA con estrema facilità. Nel 2017 Sarah Hegazi e Ahmed Alaa vennero arrestatə semplicemente per aver alzato la bandiera arcobaleno a un concerto. Sarah riferì di essere stata torturata durante la detenzione.

cappio impiccato suicidio arcobalenoCampagne d’odio

Nel 2020, la morte dell’attivista lesbica egiziana Sarah Hegazi ha provocato una forte campagna di incitamento all’odio online contro la comunità LGBTQIA in Egitto. Un rapporto intitolato “Hate Speech Spreads like Wildfire” (L’incitamento all’odio si diffonde come un incendio), pubblicato da una serie di organizzazioni, ha stimato che il 77% di un campione monitorato di persone LGBTQIA in Egitto era stato vittima di odio online, minacce di morte e cyberbullismo, provocando alle vittime problemi di salute mentale prolungati, pensieri suicidi e autolesionismo.

Nell’agosto 2020, lo stupro di gruppo noto come “caso Fairmont“, dal nome dell’albergo in cui è avvenuto, ha provocato un’altra ondata di incitamento all’odio online contro la comunità LGBTQIA egiziana. In seguito all’arresto di quattro testimoni accusati di “dissolutezza” e “omosessualità”, questi sono stati sottoposti ad abusi e a una campagna diffamatoria da parte dei media filogovernativi .

Siamo molto preoccupatə per l’atteggiamento della polizia nei confronti della comunità LGBTQIA: le forze dell’ordine perseguitano le persone sulle piattaforme online, nei locali e per le strade. Chiediamo l’immediato rilascio di coloro che adesso si trovano in carcere solo perché non sembrano conformi ad assurde norme sociali di genere e di sessualità.

Ginevra Campaini
©2021 Il Grande Colibrì
immagini: Il Grande Colibrì / elaborazione da Matthew Henry (CC0) / Il Grande Colibrì

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