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Da quasi due anni in Indonesia, un paese con una tradizione tollerante malgrado una forte appartenenza religiosa, si susseguono episodi sempre più inquietanti  per la locale popolazione LGBTQIA  (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersessuali e asessuali) [Il Grande Colibrì]. In molti casi, dal momento che non esiste nel paese una legge che criminalizzi l’omosessualità e i rapporti tra persone dello stesso sesso, a “giustificare” questi episodi (che includono petizioni, divieti, boicottaggi, arresti e sparizioni) viene invocata la legge contro la pornografia, che porta a condanne molto dure per chi diffonde questo tipo di contenuti [Il Grande Colibrì].

Anche gli ultimi quattro arresti sono stati classificati allo stesso modo, sebbene le foto scattate e postate dal gruppo di “pervertiti” sotto accusa non mostrassero genitali o atti sessuali [Detik News]. Il problema, in questo caso, è che, oltre a trattarsi di uomini gay, le foto erano state scattate nel contesto di un party privato BDSM (bondage, dominazione, sadismo e masochismo) e quindi sono state considerate pornografiche benché mancassero gli elementi base per una tale classificazione.

Lotta aperta al sadomaso

Intendiamoci, il BDSM subisce ovunque discriminazioni di questo tipo: qualunque foto BDSM su uno dei siti e delle app più popolari, come Planet Romeo (già noto come Gay Romeo), viene classificata come XXX sebbene le persone coinvolte appaiano interamente vestite o quasi. Basta la presenza di una persona legata e imbavagliata per far scattare questa classificazione. Quindi è difficile immaginare che la polizia indonesiana possa mostrarsi più aperta. Però un’immagine di una persona frustata, che può ragionevolmente essere considerata materiale per adulti, non è affatto pornografica. E quindi le accuse che potrebbero portare a una pena fino a 16 anni di carcere per i quattro protagonisti della vicenda sono pretestuose.

A sostegno dell’accusa, il brigadiere generale di polizia Fadl Imran ha elencato gli strumenti sequestrati alle due coppie, che includono cinghie, fruste, manette, candele, catene, maschere, gambali, cinture in pelle, bacchette, camicie di forza, guinzaglio per cani, olio per bambini e strumenti per il massaggio: quasi tutte cose che chi pratica i giochi BDSM conosce, ma di cui singolarmente chiunque può abbastanza facilmente giustificare il possesso… e che comunque di per sé non hanno nulla a che vedere con la pornografia.

La censura su Whatsapp

Ma l’ossessione per la pornografia è dominante nelle autorità indonesiane, che hanno sbloccato WhatsApp solo dopo che il sistema di messaggistica è stato ripulito dai contenuti indesiderati ed è stato disposto un blocco per le immagini GIF postate da servizi terzi. Facebook, che controlla l’app, e i proprietari di questi servizi si sono mostrati accondiscendenti nel collaborare con la censura.

Semuel A. Pangerapan, direttore generale dell’applicazione delle norme contro i contenuti osceni del ministero della comunicazione, ha annunciato infatti che “i contenuti osceni non sono più visibili in Indonesia” e che “il governo non diminuirà i suoi sforzi per bloccare l’accesso ai contenuti pornografici su internet” [Jakarta Globe]. Che è un po’ come dire che arresti e repressione continueranno. E l’applicazione delle leggi continuerà a essere adattata alle esigenze del momento.

Michele Benini
©2017 Il Grande Colibrì
foto: elaborazione da Felipe Cardoso (CC0)

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