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Non è facile parlare di violenza. Non è facile riconoscere di averla subita. Non è per niente facile arrivare a riconoscere e ammettere che a farti del male è stato qualcunə a cui realmente tenevi, a cui volevi bene, di cui davvero ti fidavi. Non è facile, anzi non mi è facile nemmeno scrivere qualcosa su questi argomenti senza il timore di scadere nella banalità, nella rabbia facile, nei commenti che partono dalle viscere, dalla più viscida retorica. Lasciarsi prendere la mano e vomitare cattiverie sarebbe per me davvero molto semplice, soprattutto in questo momento. Però no. Non devo. Non è questo che sento di dover fare.

Il mio scopo, e di riflesso lo scopo di questo mio articolo, è anche e soprattutto quello di lasciare un piccolo (ma spero abbastanza significativo) messaggio: per quanto dura e difficile possa essere, dalla violenza si può risorgere. Dal male può sempre scaturire qualcosa di buono. Basta “solo” continuare a lottare e non arrendersi. Proprio come ha fatto Jeanne.

primo piano occhio donnaUna vicenda terribile

Jeanne (nome di fantasia utilizzato per proteggerne l’identità e la privacy) è una giovane donna francese di 35 anni. Una notte di quasi quattro anni fa, la ragazza è rimasta vittima di un’aggressione che definire brutale sarebbe un eufemismo. Tutto è cominciato la sera dell’8 ottobre 2017, quando Jeanne e un ragazzo si sono incontratə per passare una serata insieme. Fin da subito, la donna aveva tenuto a chiarire di essere lesbica e di non provare alcun piacere nei rapporti sessuali che inizialmente aveva cercato di avere col suo aguzzino. Secondo le ricostruzioni e la testimonianza fornita dalla stessa Jeanne, la furia del suo aggressore si sarebbe scatenata proprio dopo il rifiuto di continuare ad avere rapporti.

Ah, ti fanno impazzire le ragazze, ora ti farò impazzire io” le ha detto il suo aguzzino prima di sottoporla a un’ora e mezza di abusi e violenze che hanno fatto credere alla povera ragazza di poter morire di dolore. “Voleva distruggermi per ciò che sono” ha spiegato amaramente Jeanne davanti alla corte incaricata di decidere le sorti del suo aggressore, che è stato infine condannato a scontare 14 anni di carcere. L’accusa emessa dal tribunale nei suoi confronti non è “soltanto” di aver brutalmente stuprato la sua vittima, ma anche di essersi accanito su di lei in ragione del suo orientamento sessuale. Un “particolare” davvero importantissimo, che nel corso del precedente processo non era stato minimamente preso in considerazione.

Sentenza importante

Come ha sottolineato Stéphane Maugendre, l’avvocato difensore della donna, la decisione dei giudici è davvero di enorme rilevanza. “Mi emoziono molto raramente al momento della deliberazione, ma oggi sono molto, molto emozionato” ha affermato Maugendre al termine dell’udienza. Nel corso della sua dichiarazione, il legale si è detto inoltre fiero di essere rimasto al fianco della sua assistita e di aver lottato con lei affinché l’aggravante lesbofobica che connota il reato fosse pienamente – e, aggiungerei io, finalmente – riconosciuta e condannata.

Nicole Zaramella
©2021 Il Grande Colibrì
immagine:  Il Grande Colibrì / elaborazione da Pikrepo (CC0)

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