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Il quadro di quello che sta succedendo a Baku, la capitale dell’Azerbaijan è ancora incerto, ma i pochi elementi finora raccolti sono sufficienti a delineare una situazione grave e pericolosa per la comunità LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, transgender, queer, intersessuali e asessuali): secondo quanto ha denunciato l’associazione Minority Azerbaijan e hanno confermato altre fonti locali, almeno 15 sex worker gay e soprattutto transgender sono stati arrestati e picchiati dalla polizia violando le leggi.

Accuse poco chiare

Le forze dell’ordine avrebbero teso una serie di imboscate, fingendosi clienti e contattando i sex worker online. Una donna trans, invece, è finita in manette solo per essere andata in un commissariato a chiedere informazioni su un’amica coinvolta nei raid. Tutti gli arrestati sono stati sottoposti a test sulle malattie sessualmente trasmissibili (MST) contro il proprio volere: da anni le minoranze sessuali sono accusate di diffondere l’HIV e ogni genere di infezione.

Le accuse rivolte agli arrestati non sono ancora chiare: in Azerbaijan la prostituzione non è reato, ma un’infrazione che comporta una semplice multa. Alcune persone, però, sarebbero state condannate fino a 30 giorni di carcere con accuse di resistenza a pubblico ufficiale e vandalismo. Ma, come nota l’attivista per i diritti umani Samad Rahimli, “la polizia usa false accuse contro le sex worker trans solo per punirle del loro comportamento. In questi casi la polizia non agisce per applicare legittimamente la legge, ma con intenti moralistici“. D’altra parte, secondo una ricerca del Williams Institute, gli azeri sarebbero il popolo che accetta meno le persone LGBTQIA.

Persecuzione continua

Gli ultimi episodi ricordano fatti simili che si sono verificati negli ultimi anni: la polizia sorveglia internet, anche grazie a un’azienda israeliana che le fornisce sofisticati sistemi di controllo con il silenzio-assenso del governo di Benjamin Netanyahu, e ogni tanto lancia vaste operazioni di arresti contro le minoranze sessuali. I raid più clamorosi sono avvenuti nel 2017, quando sono state arrestate, picchiate e torturate decine e decine di persone LGBTQIA. E in quel caso non c’erano neppure accuse di prostituzione.

Pier Cesare Notaro
©2019 Il Grande Colibrì
foto: Il Grande Colibrì

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