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E a me chi mi protegge dalla polizia?“: è questo l’hashtag con cui attivistə LGBTQIA+ (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersex e asessuali) e femministə in Tunisia stanno denunciando la violenta aggressione subita da Badr Baabou, presidente dell’associazione Damj (Integrazione). La sera del 21 ottobre, mentre attraversava il centro della capitale Tunisi per tornare a casa, l’attivista, premio Front Line Defenders nel 2019, è stato fermato da due uomini, uno vestito con un giubbotto delle forze di sicurezza interne e l’altro con gli stivali dati in dotazione alla polizia.

L’imboscata della polizia

I due poliziotti hanno subito sbattuto Baabou a terra e gli hanno rubato il portafogli, il cellulare e il laptop, che contiene documenti riservati sulle attività dell’associazione e sulle persone che l’organizzazione sostiene in tutto il paese. “I due agenti mi hanno ripetutamente preso a pugni e a calci. Uno dei due mi ha schiacciato il collo con lo stivale, per cercare di farmi smettere di urlare. Non riuscivo più a respirare“. Alcune persone nei paraggi sono accorse per fermare le violenze, ma sono state allontanate dicendogli: “Siamo della polizia! Questa è la punizione per chi insulta la polizia e presenta denunce contro di noi!“.

L’aggressione ha provocato, come mostrano i referti medici, una commozione cerebrale, traumi da corpo contundente alla testa (di cui uno vicino a un occhio), traumi ed ematomi sul collo e sul torace… La gravità delle ferite ha spinto i sanitari a sottoporre Baabou ad almeno 15 giorni di monitoraggio. Intanto l’attivista ha presentato una denuncia penale, ma le speranze che partano indagini serie sono davvero molto scarse.

tunisia damj movimento lgbtUna lunga persecuzione

Baabou aveva già subito a marzo di quest’anno una violenta aggressione in centro a Tunisi, davanti a un gruppo di poliziotti che non erano intervenuti in sua difesa. E nel corso degli anni ha subito ogni sorta di minaccia, pressione, intimidazione. Anche da parte della polizia, che più volte ha fatto irruzione in casa sua, sequestrando documenti e computer senza nessuna giustificazione. L’anno scorso, addirittura, le forze dell’ordine, dopo l’ennesima perquisizione, avevano minacciato davanti al vicinato di dar fuoco alla sua abitazione: da allora l’attivista ha iniziato a dormire in posti diversi, perché non si sentiva più al sicuro da nessuna parte.

L’aggressione del 21 ottobre è stata una vendetta dichiarata contro Baabou e, più in generale, contro Damj: da quando è nata, l’associazione non ha mai esitato a denunciare l’accanimento della polizia contro le minoranze sessuali e le classi sociali più povere ed emarginate. Come ha spiegato Abir Krefa a Il Grande Colibrì, “la repressione dei movimenti sociali da parte del governo si iscrive nella volontà di porre fine alle principali conquiste della rivoluzione del dicembre 2010“. A marzo di quest’anno, per esempio, l’attivista di Damj Rania Amdouni è stata condannata a sei mesi di carcere, con accuse pretestuose. E da tempo le forze di polizia usano i loro canali di comunicazione per portare avanti una pesante campagna diffamatoria contro l’associazione.

“Non è un caso isolato”

In un comunicato congiunto, 37 organizzazioni della società civile tunisina denunciano come l’agguato di cui è stato vittima Baabou “non è un caso isolato e non è l’azione di due poliziotti bellicosi: è l’espressione di una volontà sistematica di reprimere chi difende i diritti umani e le libertà individuali. Ne pagano il prezzo giornalistə, femministə e attivistə contro la disuguaglianza basata sull’identità di genere e l’orientamento sessuale“. “Chi fa attivismo LGBTQIA+ non si sente al sicuro per le strade della Tunisia” conclude amaramente Rasha Younes, ricercatrice di Human Rights Watch specializzata sui diritti delle minoranze sessuali in Africa settentrionale e Medio Oriente.

 

Pier Cesare Notaro
©2021 Il Grande Colibrì
immagini: © Emna Chihaoui – Damj

 

Pier Cesare Notaro: “Antifascista, attivista per i diritti delle persone LGBTQIA e delle persone migranti, dottore di ricerca in scienze politiche, mi sono interessato da subito ai temi dell’intersezionalità” > leggi tutti i suoi articoli

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