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Letture in Transito, è un’iniziativa nata dalla collaborazione tra Arca di Noè e le associazioni Arcigay Il Cassero, Movimento Identità Trans MIT, Il Grande Colibrì.  L’iniziativa è stata promossa anche da ASP Città di Bologna  ed è finanziata dal SIPROIMI/SAI. Una serie di cinque incontri di lettura condotti dalla biblioterapista Giulia De Rocco, per conoscere le storie delle soggettività LGBTQIA+ e i Paesi d’origine dei migranti.

Maroua, nord del Camerun. Un bambino entra in un negozio e trova il proprietario, 30 anni, in atteggiamenti intimi con il fidanzato, 17 anni. “Samaroka!” (omosessuali), urla il bimbo e la parola corre di bocca in bocca. Accorre una folla, che inizia a lapidare la coppia. Il ragazzo piĂą giovane sopravviverĂ , il proprietario del negozio invece verrĂ  ucciso.

Questa storia risale a due anni fa, ma è tutt’altro che rara. Secondo Humanity First Cameroon e Alternatives-Cameroon, i casi di violenza omobitransfobica in Camerun sono cresciuti: 578 nel 2017, 1.134 nel 2018, 1.380 nel 2019. Se una parte del trend può essere spiegata dal miglioramento nelle capacitĂ  di raccolta dei dati delle due associazioni, resta innegabile la drammaticitĂ  della situazione. E difficilmente i dati segneranno un miglioramento nel 2020 o nel 2021: solo a febbraio sono stati uccisi almeno tre uomini gay e di piĂą venti persone LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, transgender, queer, intersessuali e asessuali) sono state arrestate in base all’articolo 347-1 del codice penale, che punisce l’omosessualitĂ  con il carcere da 6 mesi a 5 anni.

carcere prigione persona detenutaViolenza

Nelle prigioni sovraffollate, le persone LGBTQIA subiscono spesso violenze psicologiche, fisiche e sessuali da parte tanto degli altri detenuti quanto delle guardie carcerarie. E le persone trans finiscono nelle strutture penitenziarie in base al sesso assegnato alla nascita e non al loro genere. Per esempio, a febbraio la nota influencer transgender Shakiro è stata rinchiusa con un’amica in una cella con più di altri 30 detenuti, tutti uomini.

La maggior parte delle persone arrestate, comunque, non finisce in tribunale: la polizia ferma le persone LGBTQIA (o presunte tali) soprattutto per estorcergli denaro con la minaccia di un outing, cioè di rivelare l’orientamento sessuale o l’identitĂ  di genere a un giudice o alla famiglia. Per questo i fatti contestati sono spesso assurdi: a gennaio un ragazzo è stato fermato perchĂ© indossava un tanga sotto i pantaloni, ma qualcuno era giĂ  stato arrestato per aver pubblicato una foto in cui indossava delle calze a rete.

Solitudine

Ad aiutare le minoranze sessuali non c’è quasi nessuno: per esempio, solo un’avvocata, Alice Nkom, è disponibile a difendere le persone LGBTQIA. I luoghi di aggregazione sono pochi e tutti segreti. Nella capitale YaoundĂ© un videoclub proietta film per la comunitĂ  gay (documentari di pomeriggio, serie TV di sera, porno di notte) e offre preservativi, informazioni per la prevenzione delle infezioni sessualmente trasmissibili e test HIV.

uomo nero africano treccineLa mancanza di informazioni sulla sessualitĂ , sulla salute sessuale, sulle relazioni non eterosessuali, è un grande problema. Le persone piĂą fortunate e istruite hanno gli strumenti culturali per trovare informazioni su internet e magari per scoprire un autore importante come il compatriota Max Lobe, che finora non ha potuto pubblicare in patria i suoi romanzi (come “La trinitĂ  bantu”, “Rue de Berne” o “Loin de Douala”), “senza dubbio anche a causa del tema omosessuale che, in un modo o nell’altro, sollevo nei miei testi“, come ha raccontato a Il Grande Colibrì.

Pregiudizio

La maggior parte della popolazione cresce circondata da leggende metropolitane su gruppi di omosessuali che trasformano la gioventĂą camerunese in lesbiche e gay. Queste leggende sono così forti e pervasive da plasmare il racconto autobiografico delle persone LGBTQIA: “Ho conosciuto un ragazzo gay e lui mi ha fatto diventare come lui“, “Sono diventata lesbica perchĂ© frequentavo un gruppo sportivo”.

L’omobitransfobia domina sui media, che titolano allegramente “Una lesbica selvaggiamente stuprata da 5 uomini grassi: ecco i dettagli”; nelle università, dove i professori si lasciano andare a commenti volgari sui “froci”; nei social media, in cui si può finire nelle mani di torturatori e ricattatori. E nelle famiglie. Dove il sospetto di omosessualità può portare a impedire gli studi ai figli o a violenze atroci: Kenfack Tobi Aubin Parfait è morto a 20 anni per mano di suo fratello maggiore.

Pier Cesare Notaro
©2021 Il Grande Colibrì
immagini: Lavinia Cultrera / elaborazione da Matthew Henry (CC0) / Il Grande Colibrì

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