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Care persone queer bianche,

vi siete mai chieste cosa prova un ragazzo nero, magrebino, di origine asiatica o sudamericana nel leggere nelle app di incontri frasi come “No neri, no cinesi“, oppure altre del tipo “Solo arabi, latino e neri XXL e attivi“, seguite spesso dall’emoji della melanzana? No? Bene, dobbiamo parlare allora. Fate quindi un bel respiro, mettete da parte la vostra fragilità bianca e le invettive contro il politicamente corretto, sedetevi e ascoltatemi. Sì, ascoltatemi, sebbene non parli a nome di tutte le persone queer non-bianche. Anche se ciò che vi dirò si basa unicamente su quel che ho vissuto in quanto uomo cis-gay e nero, troverete le stesse ferite, la stessa fatica e la stessa rabbia nelle testimonianze di tante altre persone queer non-caucasiche.

Mi dovete quindi ascoltare perché mi serve, ci serve, il vostro aiuto.

“No neri, no cinesi”

Quando utilizzavo ancora le app di incontri per MSM (acronimo inglese che indica gli uomini sessualmente attratti da altri uomini), mi sono spesso ritrovato davanti dei profili che avvertivano: “No neri, no cinesi. Solo italiani”. “De gustibus“, mi direte voi. Ho visto anche l’esatto opposto dei profili summenzionati, non meno offensivi, in cui il proprietario del profilo cercava “solo neri, solo arabi, solo brasiliani XXL e attivi”.

Sono solo preferenze, dai”, mi direte. Ebbene no, car@. Preferire un ragazzo basso a un ragazzo alto perché basso, non ha, nel contesto italiano e occidentale, lo stesso peso storico e sociale del preferire un ragazzo bianco a un ragazzo non-bianco perché bianco, o viceversa. Infatti tra i due casi ci sono diversi secoli di colonialismo occidentale, che hanno avuto un impatto anche sul modo in cui un corpo bianco si rapporta sessualmente con un corpo non-bianco.

coppia lesbica interetnica nudaRazzismo sessuale

Gli esempi riportati prima sono quindi forme di razzismo sessuale, che altro non è che la riduzione di una persona agli stereotipi fisici e comportamentali attribuiti a un’etnia minoritaria da quella maggioritaria, per fini sessuali e/o affettivi. Tale oggettificazione sessuale può assumere due forme diverse. La prima forma è il respingimento violento di chi non appartiene alla maggioranza etnica. Infatti, quando scrivete “No neri, no cinesi, solo italiani”, state cercando solo persone bianche, a prescindere dalla nazionalità.

La seconda forma è la proiezione su una persona non-bianca di pregiudizi etnici, estremizzati talvolta fino ai limiti della caricatura, che degradano di fatto l’individuo a semplice feticcio sessuale per soddisfare unicamente il vostro bisogno di esotismo e di possesso. Infatti, dietro a quei “Cerco solo neri, brasiliani e arabi”, c’è la vostra ricerca del mandingo nero dotato, del “papi” latinoamericano seduttore e promiscuo e dello “stallone” magrebino, tutti e tre attivi e “masc”.

Entrambe le forme hanno lo stesso effetto sul subconscio individuale e collettivo: rafforzano il discorso razziale secondo cui la norma alla quale bisogna aspirare è l’essere bianch@. Nel caso delle app di incontri per MSM, è l’uomo bianco cis-gay o cis-bisex che rappresenta quell’ideale.

Fuori dall’ideale bianco

A chi corrisponde a questa figura ideale viene concesso il privilegio di avere un’individualità complessa, che trascende l’appartenenza etnica: se sei un uomo bianco cis-gay o cis-bisex in una chat MSM, puoi dire quello che pensi, anche per offendere, provarci con chi vuoi e dire “No grazie”. Se invece sei non-caucasico, la tua individualità viene spogliata della sua complessità in modo da poter essere o respinta (ghosting, offese) o posseduta nel recinto stretto della feticizzazione razziale, costruito da e per l’ideale bianco ed eurocentrico.

Ma non siamo tutti così”, qualcuno dirà. Sicuri? Alzi la mano chi ha chiesto, senza conoscere una persona, di che origini fosse? Ecco. “Eh, però, non si può più dire nulla, che palle!”. Ame, non vi sto dicendo che non potete dire nulla. Cerco solo di farvi capire che dovreste riflettere prima di fare domande invadenti che mettono in discussione l’identità di una persona italiana non-bianca che vive in un paese il cui primo partito è la Lega. Noi persone queer italiane non-bianche facciamo una fatica tremenda, ogni giorno, per mantenere in piedi la nostra identità a cavallo tra un’Italia che non ci vuole, pur avendoci cresciute, e la cultura spesso omobitransfobica dei nostri genitori.

A casa, dobbiamo dimostrare tutti i giorni ai nostri genitori che non abbiamo rinnegato le nostre radici, e fingerci etero. Fuori casa, invece, dobbiamo far vedere che ci siamo “integrat@”, stando quindi attente a come parliamo, a come ci vestiamo, magari ridendo anche alle vostre battute razziste e xenofobe. Perché, come ci hanno insegnato sia fuori che dentro casa, essere italian@ significa essere bianc@ e cattolic@; e se non lo sei, sei solo un@ estrane@ che deve adattarsi e ingoiare rospi, senza farsi troppo vedere né sentire in giro.

modello libanese doppio voltoItalian@ = bianc@

In questo gioco di equilibrio, la nostra identità di genere e il nostro orientamento sessuale rimangono nascosti. Gli unici spazi in cui riusciamo ad essere pienamente noi stess@ sono i social, le app di incontri o i locali queer. Vi lascio quindi immaginare la nostra frustrazione nel dover affrontare la stessa pressione inquisitrice anche in quei luoghi, soprattutto nelle chat, quando ci fate quelle domande sulla nostra famiglia o sul “tuo paese di origine”, spesso prima di chiederci i nostri nomi. Così facendo, usate la stessa logica discriminante “italian@ = bianc@” che rinfacciate ai vostri parenti leghisti o alla nostra classe politica che tentenna ancora sullo ius soli.

Vedo già alcuni di voi trincerarsi dietro la loro fragilità bianca, dandomi dell’esagerato ipersensibile, mentre qualcuno mi dirà: “Eh, ma anche a me chiedono di dove sono”. Benissimo, facciamo un esempio, vediamo se così ci capiamo. Io e un mio amico ci troviamo in un locale a Roma. Arriva uno sconosciuto che ci chiede: “Di dove siete?”. Entrambi rispondiamo che siamo fiorentini. Ma se con il mio amico passerebbe, per esempio, alla normalissima domanda sul suo lavoro, a me sicuramente chiederebbe: “Sì, ma di origine?”. E perché? Perché sono nero e quindi, stando alla logica “italian@ = bianc@”, non veramente italiano, nonostante sia nato qui.

“No Negroes, No Jews”

Ed è questo che non accetto. Perché devo giustificare e difendere la mia esistenza in questo paese costantemente, anche in quegli spazi, come le chat di incontri gay, in cui l’inclusività dovrebbe essere la norma? Sentivo molta amarezza, e spesso anche tanta rabbia, quando vedevo quei profili in cui, in stampatello, c’era scritto “NO NERI, NO ASIATICI, NO CHECCHE”. Mi ricordavano i cartelli “No Negroes, No Jews” che vietavano l’ingresso in alcune strutture pubbliche agli afroamericani e agli ebrei, negli Stati Uniti della segregazione.

Per non parlare poi delle volte in cui ricevevo dei messaggi di uomini gay o bisex, anche più volte a settimana, che mi chiedevano quanto volessi per una prestazione sessuale, senza neanche presentarsi. Per qualche attimo, prima di mandare l’altra persona a farsi benedire o bloccarla, avevo la sensazione che il mio corpo non mi appartenesse più. È una sensazione che ti lascia un livido dentro. Un livido che si espande ogni volta che voi, cis-gay e bisex bianchi, sminuite l’accaduto, con la scusa che, siccome in Italia la maggior parte dei sex-worker sono sudamericani o comunque persone non-bianche, allora è lecito chiedere a un qualsiasi uomo gay non-bianco qual è il suo prezzo.

donna africana vista spalleNei nostri panni

Spero che adesso comprendiate che la comunità LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersex e asessuali) italiana non è immune dal razzismo strutturale, tanto quanto non lo è dal sessismo e dal classismo. Anzi, ne applica gli schemi discriminanti, in modo rigoroso, nei suoi spazi così come nelle relazioni tra persone queer. Spero inoltre che capiate ora a quanta forza e pazienza abbiamo dovuto ricorrere noi, persone queer non-bianche, mentre vi ascoltavamo per non mandare in frantumi amicizie, scopamicizie e relazioni. Una forza e una pazienza che non abbiamo più.

Ora tocca a voi ascoltarci, senza pregiudizi (sessuali e non), e mettervi nei nostri panni. Magari potreste iniziare facendovi alcune domande, del tipo: “Sto cercando una persona o una categoria di Pornhub?“; o: “Se mi piace questa persona che ho appena conosciuto su un social, perché dovrei chiederle, adesso, di dove sono i suoi genitori?“.

Quello che vogliamo è che vi relazioniate con noi tenendo presente il fatto che la nostra è un’identità arcobaleno in perenne equilibrio tra due culture, di cui una è più omofoba dell’altra. Capire la nostra situazione, e agire di conseguenza, ci sarebbe di grande aiuto nella costruzione della nostra identità di italian@ queer non-bianch@ come parte integrante di questo paese che è anche il nostro.

Mi auguro che il 2021 sia l’anno in cui voi, persone queer bianche, ascoltiate noi, persone queer non-bianche, per poter finalmente iniziare a costruire una comunità LGBTQIA italiana davvero inclusiva su tutti i fronti.

Con affetto,
Stefano Duc
©2021 Il Grande Colibrì
immagini: Il Grande Colibrì / elaborazione da Ali A. Awada (CC BY-SA 4.0) / Il Grande Colibrì

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