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Noi, cittadine marocchine, dichiariamo di essere fuorilegge“: è con questo spirito che, due anni fa, 490 cittadine marocchine andavano a firmare una petizione, che fece eco nei notiziari arabi, per la cancellazione di un articolo del codice penale marocchino. Perché proprio 490? Il 490 è l’articolo del codice penale che punisce il sesso fuori dal matrimonio e l’aborto.

Sono quasi sempre loro, le donne, a essere vittima di questo articolo anacronistico, sessista, patriarcale, tanto che la goccia che fece traboccare il vaso fu l’arresto della famosissima giornalista Hajar Raissouni, colpevole, se così si può dire, di aver avuto una relazione fuori dal matrimonio, di essersi comportata in modo immorale e di aver abortito.

Condannata ad un anno di prigione, per poi, mesi dopo, essere graziata dal re Mohammed VI. Un paese e un re che combattono incessantemente per ripulire la loro immagine. C’è chi vuole mostrare modernità, chi la teme e chi vuole solo mantenere una innaturale apparenza. La grazia. Un paese che governa con il bastone e la carota. Ti condanna al carcere, all’infamia, alla pubblica piazza e poi ti perdona. L’azione di un re padre padrone.

Condanne infinite

Quello di Hajar Raissouni non è un caso isolato. I dati più aggiornati che abbiamo sui numeri delle condanne, sono quelli del 2018: 14.503 i cittadini e le cittadine condannate per atti contro la morale pubblica; 3.048 i cittadini e le cittadine condannate per adulterio; 170 i cittadini condannati per omosessualità; 73 le donne condannate al carcere per aborto.

carcere prigione persona detenutaMa quali sono i numeri dei ragazzi omossessuali che si sono suicidati? E quelli che sono stati stuprati in carcere? E quelli che sono stati picchiati, torturati, ostracizzati, bullizzati? Quali sono i numeri delle donne condannate all’isolamento sociale, dopo essere uscite dal carcere? Quante sono state stuprate e costrette a non abortire? Quante costrette a sposare il proprio stupratore? Quante giovani coppie sono state condannate per essersi date un bacio per strada?

Quante sono le madri e i padri che hanno perso la custodia dei loro figli ? Quante condannate all’isolamento, all’impossibilità di rifarsi una vita, costrette alla povertà, all’impossibilità di trovare lavoro per via di quel numero nella fedina penale? Quanti e quante costrette alla prostituzione? A foraggiare quel turismo sessuale che dagli anni ’60 tanto piace ai turisti nordamericani ed europei? Quante sono le donne condannate dopo essere state vittime di revenge porn?

Revenge porn

Posso dirvi chi è stata l’ultima. È Hanaa. Una giovane mamma che ha visto la sua vita, in pochi mesi, distrutta. “A seguito della massiccia diffusione di un video di natura sessuale, attraverso applicazioni di messaggistica, da parte di utenti web marocchini, la polizia giudiziaria della città di Tetouan ha arrestato la giovane donna che era apparsa in questo video e l’ha posta in custodia cautelare. Pochi giorni dopo, il tribunale l’ha condannata a un mese di prigione, principalmente sulla base dell’articolo 490” ha raccontato Karima Nadir, attivista e portavoce dell’associazione marocchina Moroccan Outlaws ( Marocchin@ fuorilegge).

Hanaa è la madre di due bambini e vive in una situazione estremamente precaria – ha aggiunto Nadir – È stata sfruttata sessualmente a fini pornografici dall’autore del video che ha deciso, diversi anni dopo, di trasmettere il video senza il suo consenso. Oggi è lei che si ritrova in prigione, mentre l’autore è latitante. La legge marocchina dovrebbe proteggere le vittime come Hanaa, non punirle. L’articolo 448-1 del codice penale, infatti, punisce lo sfruttamento sessuale a scopo pornografico con la reclusione da 5 a 10 anni e l’articolo 447-1, da parte sua, punisce la diffusione di video privati ​​senza consenso“.

marocco web travestito marrakechChi ha diffuso il video risulta essere residente nei Paesi Bassi, paese con il quale il Marocco non ha accordi di cooperazione giudiziaria. Resterà quindi intoccabile. Per ora.

#Stop490

Hanaa è uscita l’altro ieri mattina dal carcere della città di Tetouan. Ad accoglierla all’uscita ha trovato Karima Nadir. Moroccan Outlaws ha diffuso un breve video della scarcerazione: Hanaa è visibilmente stanca, emozionata, distrutta, tradita. Regge a fatica un mazzo di rose, regalo dell’attivista.

Cosa succede – si è chiesta Karima Nadir – nella mente di coloro che dovrebbero dispensare giustizia quando, invece di proteggere, scelgono di perseguire e condannare? Ecco quanto è insidioso questo articolo. È un’arma nelle mani di un sistema giudiziario completamente insensibile alle questioni della violenza contro le donne, della protezione della privacy e delle libertà individuali. È questa stessa fiamma che ci ha animato fin dall’inizio“.

Moroccan Outlaws ha organizzato un sit-in digitale sotto l’hashtag #Stop490 per chiedere, come ha spiegato Nadir, “la pura e semplice abrogazione dell’articolo 490 del codice penale, al fine di porre fine al sessismo sistematico delle istituzioni pubbliche e alla mentalità patriarcale che dilaga nel nostro paese. Lo scopo di questo sit-in digitale è sostenere Hanaa nel suo processo di appello volto a far cadere la sua condanna ai sensi dell’articolo 490, il che sarebbe un grande passo avanti per la nostra causa. La lotta è appena iniziata. Bisogna fare giustizia“.

marocco rivoluzione queer pugniParadosso sessuofobo

Dal 2018 il Marocco ha una legge che disciplina in materia di revenge porn. Ma a cosa serve una legge che condanna fino a tre anni di carcere chi si macchia di questo reato, se un giudice può sempre rifarsi dell’articolo 490 e condannare anche chi ha subito la violenza? Non notate l’enorme paradosso? L’enorme sessuofobia di questo paese? Chi cercherà seriamente giustizia e andrà a denunciare il suo aguzzino, sapendo che il video in questione si trasformerà in prova per la propria stessa condanna?

Hanaa ha raccontato di aver avuto il primo figlio in seguito a uno stupro con sequestro, subito all’età di 13 anni. Cacciata di casa dalla famiglia, ha fatto tutto ciò che era in suo potere per dare amore, una casa e dignità ai suoi figli. Quando le luci si spegneranno su Hanaa, che ne sarà di lei e dei suoi figli? Come si comporteranno parenti e vicini? Sarà costretta a cambiare città, per paura di ritorsioni? Avrà timore di essere riconosciuta per strada? Riuscirà mai a trovare un’occupazione o qualcuno disposto ad affittarle casa? Riuscirà a sfuggire alla prostituzione? E i suoi figli?

Infelici e scontente

Nel 2016 vi parlai di Hajar e Sana, all’epoca avevano rispettivamente 16 e 17 anni. Arrestate con l’accusa di essere lesbiche, sono state ritenute innocenti e liberate. Le due ragazze furono arrestate il 27 ottobre, quando un parente delle due le filmò mentre si stavano baciando e vennero denunciate subito alle autorità dalla zia di una delle due minori.  Dopo una settimana di detenzione, alle ragazze fu concessa la libertà provvisoria, in attesa della sentenza del tribunale per poi essere definitivamente assolte dopo mesi di appelli.

Non so che fine abbia fatto Hajar, ma so cosa è successo a Sana quando si sono spenti i riflettori su di lei. Dopo mesi di soprusi e angherie da parte della famiglia, è riuscita a scappare a Marrakesh. So che fa la prostituta. E so che non è sola. So che vive con altre ragazze, con la sua stessa storia. Io so, i giudici sanno, il re sa, i parlamentari sanno, i vicini sanno. Cosa stiamo aspettando?

Anas Chariai
©2021 Il Grande Colibrì
immagini: elaborazioni da Clker-Free-Vector-Images (CC0) / da Matthew Henry (CC0) / Il Grande Colibrì / Il Grande Colibrì

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