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È nata quasi per caso e oggi rappresenta una potenza commerciale globale, che offre prodotti e servizi sempre più ampi e diversificati in base all’utenza e alla sua nazionalità: anche se non (ancora) molto diffusa in Italia, l’app per incontri tra uomini Blued merita la nostra attenzione, nel bene e nel male. L’ha creata nel 2012 un poliziotto, Ma Baoli, costretto a rassegnare le dimissioni per la sua attività online come omosessuale, con il nickname Geng Le. Oggi l’app ha più di 40 milioni di utenti in tutto il mondo e, secondo il suo fondatore, potrebbe valere un miliardo di euro entro fine anno.

Al servizio della comunità?

Nata per facilitare gli incontri a scopo sessuale tra gay e bisessuali in Cina, soprattutto nelle zone rurali dove decine di milioni di uomini non etero non hanno a disposizione luoghi di incontro e di socializzazione, Blued si è sempre presentata come un’azienda responsabile e vicina alle istanze della comunità. Per esempio, di fronte al forte aumento di casi di HIV in Cina, l’azienda ha dichiarato l’intenzione di commercializzare direttamente la PReP (profilassi pre-esposizione), cioè una terapia farmacologica per prevenire la trasmissione dell’HIV: Blued vuole sostenere la salute dei suoi utenti (guadagnando nel frattempo un bel po’ di soldi…).

E la stessa prospettiva è stata adottata per presentare Bluedbaby, un nuovo servizio che accompagnerà passo dopo passo gli omosessuali cinesi desiderosi di avere figli (o che non resistono più alle pressioni dei genitori che vogliono garantisri una discendenza) ad affrontare la strada della maternità surrogata in California. Geng Le propone questa opportunità perché lui stesso ha avuto in questo modo suo figlio (che però vede raramente, perché vive lontano, con i nonni). In cambio di questo pensiero altruistico, l’azienda chiede a ogni neo-padre il pagamento di cifre decisamente consistenti.

Globale e locale

Nonostante l’azienda sia nata in Cina e circa il 60% dei suoi iscritti sia cinese, la sua prospettiva di crescita è decisamente globale: già oggi è l’app gay con più utenti al mondo, distanziando Grindr di parecchi milioni di iscritti, e vuole espandersi ancora di più. La sua strategia è intelligente, perché unisce aspetti globali (un’app presente ovunque, che mette in contatto persone anche lontanissime) e locali, proponendo campagne adattate alle differenze nazionali.

Un ottimo esempio è il video che ha prodotto per Holi, la festa indiana che celebra l’equinozio di primavera durante la quale ci si sporca giocosamente con polveri colorate. Per Blued è diventata l’occasione per farsi pubblicità, con un corto che unisce in chiave intelligente tradizioni, musiche locali, omoerotismo e simboli della comunità LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersex e asessuali). “Il nostro obiettivospiega il direttore per il marketing in India, Sanyam Sharma – è mostrare che l’amore è legato a diversi colori magnifici. La comunità gay o LGBTQIA è rappresentata dai colori dell’arcobaleno e mostrarli durante Holi rafforzerà la comunità“.

Nelle Filippine i toni cambiano molto: l’arcipelago è ormai abituato a registi che sfidano le convenzioni sociali e affrontano apertamente il tema della sessualità tra maschi. Così qui Blued ha deciso di produrre una serie, “OrG! (Come & Play)” (Org! vieni e gioca), per raccontare la storia di un gruppo di uomini che organizzano orge. Il regista, Rod Singh, spiega che lo scopo è dare un’immagine positiva della sessualità gay e si rompere lo stigma che avvolge il sesso di gruppo.

Servizi, non politica

Meno controversa di Grindr, azienda che ha più volte dimostrato di agire contro gli interessi e la sicurezza dei suoi iscritti, per ora Blued ha affrontato un solo grosso scandalo, legato alla presenza di minori che avrebbero contratto l’HIV, che sembra aver superato senza grosse difficoltà. Molti si chiedono come possa essersi sviluppata una potenza economica di questo tipo in Cina, paese in cui l’omosessualità non è criminalizzata, ma dove comunque le autorità spesso si mostrano ostili nei confronti delle minoranze sessuali e ancor di più con la sessualità online.

La risposta non è sicuramente semplice, ma ci sono dei fattori che ci aiutano a farci un’idea più precisa. Innanzitutto, la potenza economica di Blued è di per sé un vantaggio: l’app fa circolare molti soldi, per la gioia di non poche persone. Inoltre il suo creatore, Geng Le, è sempre attento a coltivare i rapporti con lo Zhongguo Gongchandang (Partito comunista cinese), come lui stesso riconosce esplicitamente. E non ha mai mosso nessuna critica nei confronti delle autorità, neppure di fronte alle decisioni più omofobe, come la censura dell’omosessualità in TV e online.

Per il regime cinese, insomma, Blued è l’ideale: la comunità LGBTQIA può trovare soddisfazioni (sesso, storie d’amore, cure mediche, ora pure figli) attraverso un canale totalmente depoliticizzato e controllato da un vertice vicino al potere, invece che organizzandosi in associazioni verso cui il partito comunista continua a essere diffidente. Inoltre, espandendosi anche all’estero, risponde perfettamente alle mire di Pechino sul movimento LGBTQIA internazionale. La libertà sessuale finirà non dove inizia quella altrui, ma dove decide il regime di Pechino?

Pier Cesare Notaro
©2019 Il Grande Colibrì
foto: Il Grande Colibrì

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