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C’è forte preoccupazione per le persecuzioni ai danni delle persone LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersex e asessuali) da parte della polizia camerunense, con almeno 24 arresti da febbraio 2021, come denunciato in Italia da Il Grande Colibrì. A rilanciare l’allarme ora è anche Human Rights Watch (HRW).

Questi recenti arresti e abusi sollevano serie preoccupazioni rispetto ad un nuovo aumento della persecuzione anti-LGBT in Camerun – afferma Neela Ghoshal, direttrice associata dei diritti LGBT di HRW – La legge che criminalizza la condotta omosessuale espone le persone LGBT a un rischio maggiore di essere maltrattate, torturate e aggredite senza alcuna conseguenza per gli aggressori“. L’articolo 347-1 del codice penale vieta i rapporti con una persona dello stesso sesso, prevedendo una multa e la reclusione da sei mesi a cinque anni.

Gli arresti di Douala

L’8 febbraio sono state arrestate due donne transgender a Douala, mentre stavano mangiando in un ristorante. Sono state accusate di omosessualità, indecenza pubblica e mancanza dei documenti di identità, ma loro si sono dichiarate non colpevoli. A quanto pare, il processo dovrebbe iniziare tra una decina di giorni, ma l’avvocata camerunense Alice Nkom dichiara: “Non è illegale essere omosessuali o transgender. Secondo la legge camerunese, il crimine è l’atto. Quindi questa è una palese violazione dei diritti umani. Dovrebbero essere rilasciate immediatamente“.

Un attivista per i diritti LGBTQIA è andato a trovare le due donne in carcere: “Mi hanno detto di essere state picchiate e minacciate di morte alla stazione di polizia. Hanno detto che i poliziotti gli hanno legato le mani dietro la schiena per quasi 30 minuti e le hanno colpite con gli stivali, anche sulla schiena. I poliziotti le hanno accusate di essere omosessuali e le hanno chiamate ‘sporchi froci’“. Come c’era da aspettarsi, sono state inserite nel carcere maschile, in una piccola cella con più di 50 uomini, vittime di costanti offese.

donna nera violenza razzismoIl raid di Bafoussam

Le violenze da parte della polizia sono una prassi, ormai, un’abitudine preoccupante che non risparmia nessuna persona LGBTQIA. Riferiscono di averle subite anche diverse persone dopo l’irruzione della polizia il 24 febbraio a Bafoussam, nella sede dell’organizzazione Colibri, una realtà che fornisce servizi di prevenzione e trattamento all’HIV. Qui gli agenti hanno arrestato 13 persone con l’accusa di omosessualità, per poi rilasciarle qualche giorno dopo.

Nel frattempo, però, queste persone hanno subito violenze di ogni tipo, dalle minacce e offese alle botte, e sono state spogliate dei loro diritti, per esempio sono state interrogate senza la presenza di un avvocato e hanno dovuto firmare documenti senza porterli prima leggere. “La polizia ci ha detto che siamo diavoli, che non siamo umani e normali. Hanno picchiato una donna trans in faccia, l’hanno presa a schiaffi due volte davanti a me” racconta a HRW una donna trans.

Tra l’altro, da quando i pubblici ministeri hanno previsto in tribunale la necessità di rapporti medici basati su esami anali per confermare o meno l’omosessualità di una persona, queste vere e proprie forme di tortura sono diventate ordinarie: una tra le donne transgender arrestate ha dovuto recarsi presso un centro sanitario proprio per sottoporsi a un controllo simile.

nigeria uomo nero tristeLe violenze di Bertoua

Altri 12 ragazzi sono stati arrestati con l’accusa di omosessualità il 14 febbraio a Bertoua. Rilasciati il giorno stesso, sono stati maltrattati pesantemente. “Ci hanno ordinato di sdraiarci a terra a pancia in giù con le gambe piegate. Un poliziotto ci metteva un piede sulla schiena per non farci muovere, mentre un altro poliziotto ci colpiva sulla pianta dei piedi. È così che sono stata picchiata. Tutti sono stati picchiati in quel modo. I poliziotti volevano che confessassimo di essere omosessuali. Ci hanno insultato e minacciato. Hanno detto: ‘Siete quelli che stanno distruggendo il nostro paese, dovremmo uccidervi’” racconta a HRW una ragazza.

Il governo del Camerun ha l’obbligo di difendere i diritti di tutti in Camerun, indipendentemente dal loro orientamento sessuale reale o percepito e dall’identità di genere – afferma Neela Ghoshal – Le autorità dovrebbero porre immediatamente fine agli arresti arbitrari sulla base dell’identità sessuale e degli esami anali forzati e dovrebbero prendere rapidamente provvedimenti per abrogare la legge che criminalizza le relazioni omosessuali consensuali“.

Le tre scimmiette

Nonostante la Carta africana dei diritti umani ed il Patto internazionale sui diritti civili e politici (ICCPR) che prevedono eguale protezione davanti alla legge, non discriminazione e diritto alla privacy, la situazione in Camerun per le persone LGBTQIA è terribile. Il Comitato per i diritti umani dell’ONU ha stabilito che la criminalizzazione dell’omosessualità viola l’ICCPR e la Commissione africana sui diritti umani ha affermato che il principio di non discriminazione si riferisce anche all’orientamento sessuale, ma il Camerun fa un po’ il gioco delle tre scimmiette: non vede, non sente e non parla.

Sì, non parla nemmeno. Il 25 marzo HRW, dopo aver raggiunto telefonicamente 18 persone tra arrestati, avvocati e membri di organizzazioni LGBTQIA, ha inviato un rapporto dettagliato su ciò che succede nel paese a varie personalità nei ministeri della giustizia e della difesa. Ancora nonna ricevuto nessuna risposta.

Ginevra Campaini
©2021 Il Grande Colibrì
immagini: Il Grande Colibrì / elaborazioni da Matthew Henry (CC0) / da Max Pixel (CC0)

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